L'anziano tenta di motivare la sua difficoltà sessuale agganciandosi all'organico e alla sua condizione di persona che invecchia; e ciò può avere un riscontro effettivo se si pensa che anche per l'uomo esiste l' andropausa, fenomeno meno evidente e più graduale della menopausa femminile.
Questo fa intuire che l'andropausa inizia e finisce senza limiti precisi e costituisce un quadro clinico ancora da definire nelle sue varie fasi e che presenta per gli studiosi del problema non poche difficoltà. Si può dire tuttalpiù che in questa fase la sessualità risente della riduzione della frequenza dei rapporti ma, sempre parlando della andropausa fisiologica, caratterizzati da buona erettività, sufficiente a portare a compimento un rapporto adeguato. Da studi statistici fatti risulta che è possibile trovare anziani ottantacinquenni che godono di un'ottima salute sessuale, ovviamente sempre correlata ad una diminuzione della frequenza.
Però nell'analisi della sessualità dell'anziano non possiamo trascurare tutte le malattie intercorrenti della terza età che si inseriscono nel processo dell'andropausa fisiologica, spesso colpendo direttamente gli organi genitali con le loro complicanze: per esempio le alterazioni vascolari e neurologiche del diabete, la riduzione di testosterone per involuzione precoce del trofismo testicolare, le grandi affezioni vascolari e neurologiche.
Sempre restando nel campo della patologia, inoltre, si rilevano disfunzioni sessuali collegate a malattie che, pur non coinvolgendo direttamente l'attività sessuale, rendono ansioso e depresso il soggetto che perde le proprie potenzialità per mancanza di desiderio. Questo punto è di estrema importanza ed incide non poco nel determinare il blocco della restante capacità sessuale. Esso non è legato solo al processo ansiogeno relativo al vissuto circa la propria malattia, ma anche all'interazione con l'ambiente e con gli altri.
Sempre dall'analisi statistica e psicodinamica di chi studia il problema della sessualità della terza età, emerge che l'ansia attanaglia l'uomo in prossimità e dopo la pensione, specie se questo importante evento non è stato preparato razionalmente e psicologicamente.
In relazione a questo periodo emerge dalle statistiche un calo dell'attività sessuale ancora maggiore.
Non dobbiamo infine trascurare la relazione con l'ambiente sociale che si defila al momento del pensionamento lasciando il lavoratore senza una propria capacità di gestione della realtà alla quale prima era abituato. E che dire poi delle difficoltà di relazione familiare con il partner malato o schivo per blocchi depressivi, ansiosi e moralistici (“Alla mia età certe cose non si fanno”) o per atteggiamenti interpersonali strutturati in anni di incomprensione.
Il problema in tutte le sue connotazioni è molto vasto ed è affrontato dalla società con scarso dinamismo. E’ pur vero che nel contesto in cui viviamo i problemi dei giovani sono preminenti; tuttavia non dobbiamo trascurare il fatto che le curve della natalità si appiattiscono sempre più e che, nei prossimi anni, gli anziani pensionati saranno molti. Il problema, quindi, dovrebbe essere affrontato politicamente in modo deciso, non limitandolo al solo adeguamento delle pensioni, ma trovando anche strade alternative al recupero di forze spesso valide e ricche di esperienza.
La ricerca di questo equilibrio potrebbe consentire all'anziano una maggiore serenità ed il recupero, tra l'altro, di quel legittimo abbandono, risolutivo di tante tensioni, che un buon rapporto sessuale può dare.
Tentarelli TizianoUro-andrologo
pubblicazione del 1987
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