Le variazioni di quantità di melanina sono a loro volta legate a modificazioni nel numero o nell'attività dei melanociti o a entrambe le cose insieme. Solitamente questo tipo di patologie non è accompagnato da una sintomatologia clinica definita anche se, in alcuni casi, le alterazioni pigmentarie possono essere l'espressione di malattie a partenza da altri organi o apparati; è quindi di fondamentale importanza il riconoscimento di acune di queste forme, per lo meno quelle di più facile riscontro.
La VITILIGINE è una delle più comuni ipomelanosi e si manifesta con chiazze e macule acromiche, cioè aree di cute non pigmentata.
Tale affezione (le cui cause tuttora non sono note anche se l'ipotesi più accreditata e accreditabile ne indica come quasi certa l'origine ereditaria) è abbastanza diffusa ovunque.
L'età media di insorgenza è compresa tra 10 e 30 anni. Le chiazze (o macule) acromiche di solito presentano una forma irregolarmente rotonda od ovale, hanno una grandezza variabile da pochi millimetri a più centimetri e, cosa assai importante ai fini del riconoscimento diagnostico, sono abbastanza ben delimitate rispetto alla cute sana circostante.
Le sedi più colpite sono rappresentate dal viso (in particolare le palpebre e la cute periorale), dal collo, dal dorso delle mani, dalle ascelle, dalle areole mammarie e dalle zone inguino-genitali. L'insorgenza delle chiazze acromiche può tuttavia interessare anche altre parti del corpo, soprattutto quelle più facilmente soggette a traumatismi quali i piedi, i gomiti, le ginocchia e le anche. In corrispondenza delle lesioni la cute è estremamente sensibile alle radiazioni ultraviolette e, per questo motivo, è opportuno prendere le necessarie precauzioni soprattutto se ci si espone al sole in forma diretta.
Le macule acromiche, in particolare all'inizio quando ce ne sono poche e/o durante i mesi invernali, possono passare inosservate rendendosi poi ben evidenti con la progressione della malattia o durante la fotoesposizione. In ogni caso l'andamento della vitiligine è abbastanza capriccioso ed assai variabile da individuo a individuo, potendosi osservare pazienti che presentano lesioni stabili nel tempo ed altri in cui invece le lesioni stesse aumentano gradualmente di numero.
I casi di guarigione spontanea completa sono estremamente rari mentre più frequentemente si osserva la regressione di singole chiazze acromiche.
La diagnosi differenziale deve essere posta principalmente con la pitiriasi alba (una forma di eczema che si manifesta, soprattutto nei bambini, con chiazze lievemente ipocromiche e si accompagna a lieve desquamazione furfuracea) e con la pityriasis versicolor (una delle micosi più diffuse, caratterizzata da chiazze di colore diverso, brune, rosee o biancastre, localizzate soprattutto a livello della zona superiore del tronco).
E' importante ricordare, come già precedentemente accennato, che i pazienti con vitiligine devono adottare estrema cautela durante l'esposizione al sole facendo uso di filtri solari.
Le ipercromie di più comune riscontro sono:
-le lentigini
-le efelidi
-il cloasma
-la fotodermatite da contatto
-le dermatosi che lasciano esiti ipercromici
Le lentigini (da non confondere con le efelidi rispetto alle quali sono più scure) sono chiazze iperpigmentate di piccolissime dimensioni (alcuni millimetri di diametro) e di colore variabile dal nero-bruno al giallo.
Le efelidi sono anch'esse macchie di iperpigmentazione che si ritrovano soltanto a livello del viso, del dorso e delle altre sedi esposte al sole.
Il cloasma o melasma è una ipermelanosi caratterizzata da chiazze di colore bruno, di dimensioni variabili e morfologicamente irregolari localizzate sulla fronte, sulle guance, sul labbro superiore e sul mento.
La fotodermatite da contatto è un particolare quadro di iperpigmentazione che si manifesta a seguito di una reazione infiammatoria della cute, a sua volta conseguente al contatto con sostanze di derivazione vegetale (ad esempio l' olio di bergamotto largamente utilizzato nell' industria cosmetica per la preparazione di profumi) e contemporanea esposizione al sole. Perchè tale affezione (che ha generalmente carattere transitorio) si manifesti è dunque necessaria l'azione combinata delle radiazioni solari ed il contatto con questi prodotti (in grado di potenziare l' azione della luce solare causando una reazione fototossica).
Umberto Giaroli -medico chirurgo
pubblicazione del 1994
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