La pigmentazione cutanea, cioè il colore della pelle, è determinata direttamente dalla quantità di melanina (sostanza pigmentante di colore bruno) prodotta da particolari cellule presenti a livello dello strato basale dell'epidermide, appena sopra il derma papillare: i cosiddetti melanociti. La produzione di melanina da parte dei melanociti è a sua volta determinata dalla quantità e dal tipo di radiazioni che raggiungono la superficie della pelle provenienti da sorgenti naturali (sole) o artificiali (lampade abbronzanti).
In maniera un po’ approssimativa si può affermare che durante i mesi estivi i raggi provenienti dal sole sono perpendicolari alla superficie terrestre (cioè cadono verticalmente) raggiungendo la massima intensità possibile; durante i mesi invernali invece le radiazioni solari arrivano obliquamente rispetto alla superficie terrestre (potremmo dire cadono di striscio ) raggiungendo valori di intensità minimi (facciamo ovviamente riferimento alle nostre latitudini). In conseguenza a ciò, la quota di melanina prodotta dai melanociti è marcatamente più elevata durante la stagione calda, quando cioè l' effetto delle radiazioni solari si manifesta in misura maggiore (relativamente anche ad una superiore frequenza di esposizione); la sintesi di melanina rappresenta infatti una reazione di difesa naturale della pelle.
Spesso tuttavia, per una serie di fattori scatenanti (non corretta e prolungata esposizione, mancato uso di sostanze filtranti, ecc.) le radiazioni non si limitano a stimolare la sintesi di melanina, ma raggiungono le papille del derma provocando la classica "bruciatura" (effetto eritemogeno). Il problema è quindi quello di avere a disposizione sostanze filtranti che proteggano dalle "scottature" e dall'azione eritemogena dei raggi, soprattutto UVB, senza peraltro impedire lo svolgersi di un corretto e fisiologico effetto abbronzante dato dagli UVA.
Le preparazioni cosmetiche utilizzate come "solari" nella maggior parte dei casi si presentano in forma di crema o di gel.
Al di là della composizione del prodotto, variabile di volta in volta, una delle caratteristiche fondamentali di cui si dovrà tenere conto nell' acquisto riguarda la loro solubilità.
Alcuni preparati infatti si diluiscono e si miscelano con l'acqua e, per questo stesso motivo, presentano lo svantaggio di dover essere riapplicati ogni qual volta, per esempio, ci si immerge in mare.
Di positivo hanno la gradevolezza d'uso legata al fatto che solitamente non ungono e non sporcano.
Altri invece, a base grassa, presentano il vantaggio di essere resistenti ai bagni di mare pur potendo, all' opposto, risultare più fastidiosi a contatto con la pelle a causa della loro untuosità.
Tra le due forme sono comunque da preferirsi le seconde anche in virtù della loro maggior efficacia.
Un buon prodotto solare, per essere e definirsi tale, oltre che svolgere una adeguata e calibrata azione filtrante delle radiazioni solari (soprattutto di quella parte di radiazioni nociva alla pelle) dovrebbe anche conferire morbidezza alla superficie della pelle favorendo nel contempo l'idratazione (cosa questa molto importante considerato che, in presenza di alte temperature ambientali come di norma avviene durante i mesi estivi e quando ci si espone al sole, l' epidermide tende a perdere molta più acqua del normale).
Un discorso a parte meritano i cosiddetti prodotti autoabbronzanti: queste preparazioni cosmetiche determinano un aumento di colore della pelle non legato ad una aumentata produzione di melanina ma dovuto ad una particolare reazione chimica tra le proteine presenti in natura nell'epidermide e una o più sostanze specifiche contenute nel prodotto stesso.
Umberto Giaroli -medico chirugo
pubblicazione del 1995
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