Le ustioni vengono suddivise in gradi: il I indica il coinvolgimento della sola epidermide (la parte più superficiale della cute), mentre il II ed il III denotano rispettivamente l'interessamento del derma (strato al di sotto dell'epidermide) in parte o completamente. Le cellule colpite dall'ingiuria vanno incontro a fenomeni di necrosi (morte); i vasi si occludono per formazione di trombi; il fluido intestiziale aumenta mentre i vasi adiacenti all'ustione si dilatano.
La distinzione in gradi ha una grossa importanza perchè permette di definire i tempi e le modalità di guarigione; infatti le ferite da ustione guariscono con la formazione di nuova epidermide che prende origine dai follicoli piliferi (invaginazioni epidermiche che si approfondano nel derma).
Più è profonda la distruzione tissutale e minori sono i follicoli vitali disponibili per la ricostruzione dell'epidermide con rischio quindi di cicatrici talora altamente inestetiche.
Clinicamente il I e II grado si presentano come aree di colore rosa-salmone, umide e molto dolenti al cui interno si possono formare bolle di dimensioni variabili; quelle di III sono biancastre, secche ed indolori.
Il quadro e quindi anche la prognosi si definiscono solo dopo 24-72 ore dall' evento.
Un importante aspetto dell'ustione è costituito dalla frequente colonizzazione della ferita da parte di batteri che possono ritardare la guarigione e, in rari casi, possono dare origine a celluliti (infiammazioni del tessuto sottocutaneo ) o setticemie (infezioni del sangue).
Mentre le grosse ustioni con interessamento cutaneo superiore al 5% dell'intera superficie corporea devono essere riferite a centri specializzati poichè deve essere instaurata una terapia sistemica a base soprattutto di liquidi; quelle piccole possono essere curate anche a casa.
La terapia in questi casi si avvale di antibiotici per via sistemica e di antibatterici topici a base di mupirocina o argento sulfodiazina con medicazioni giornaliere utilizzando garze grasse, sterili. Le ustioni più superficiali guariscono senza cicatrici anche se talvolta lasciano esiti ipopigmentati, cioè più chiari, per perdita di pigmento; quelle più profonde sono invece associate alla formazione di cicatrici che talora, per produzione di tessuto fibroso esuberante, diventano ipertrofiche o cheloidee. Per il trattamento di tali cicatrici che portano a disturbi estetici e che talora sono molto pruriginose si può utilizzare il cortisone per via topica o per infiltrazione, il silicone in membrane e la crioterapia.
La scottatura è una reazione infiammatoria della cute che compare dopo una esposizione prolungata alla luce solare. La luce che emana dal sole in realtà è costituita da varie componenti quali la luce visibile, i raggi infrarossi e i raggi ultravioletti; questi ultimi a loro volta vengono suddivisi in raggi ultravioletti A. B e C. L' eritema solare è causato da quest'ultima frazione dello spettro solare e in particolare dalle radiazioni ultraviolette B.
Da un punto di vista clinico si manifesta dopo alcune ore dall' esposizione con un arrossamento più o meno marcato seguito, nei casi più severi, da vescicole e/o bolle; possono essere presenti anche prurito, febbre, brividi e cefalea. Il quadro si autorisolve nel giro di qualche giorno, lasciando talvolta esiti pigmentati che scompaiono dopo alcune settimane. Dal punto di vista istologico le cellule che costituiscono l' epidermide vanno incontro a fenomeni degenerativi e talora anche a morte; nel derma, la strato a ridosso dell' epidermide, compare un denso infiltrato infiammatorio, mentre i piccoli vasi sanguigni si dilatano.
Le persone maggiormente esposte all' eritema solare sono i bambini e gli adulti con cute chiara e capelli rossi o biondi e che quindi abbronzano con difficoltà (cosiddetti fototipi 1 e 2). E' importante anche la latitudine in cui si svolge l' esposizione, poichè più ci si avvicina all' equatore e maggiore è l'intensità dei raggi che colpiscono la cute.
Esistono poi casi in cui, anche se l' esposizione è stata minima, si verifica ugualmente l' eritema; questo avviene quando la persona sta assumendo farmaci che rendono l'individuo fotosensibile ovvero maggiormente sensibile ai raggi ultravioletti. I farmaci più frequentemente coinvolti sono alcuni antibiotici come le tetracicline e i chinolonici, i diuretici tiazidici e alcuni antiinfiammatori. Tale effetto collaterale viene comunque segnalato nel foglietto che descrive le proprietà dei vari farmaci e che è presente nella confezione di vendita.
Per a prevenzione è bene ricordare alcune cose anche se ovvie e conosciute.
Le prime esposizioni vanno fatte per tempi limitati evitando le ore più calde intorno a mezzogiorno dove è maggiore la quantità di raggi ultravioletti B che colpiscono la cute; successivamente con la comparsa dell'abbronzatura si può incrementare l' esposizione. E' molto importante utilizzare sempre creme, gel o lozioni ad azione filtrante (i cosiddetti filtri solari) per diminuire l'incidenza delle radiazioni sulla cute nei primi giorni di esposizione. Il loro utilizzo andrebbe fatto anche nei periodi successivi ogni volta che ci si espone al sole allo scopo di ridurre il più possibile il danno cronico che la luce solare provoca sulla cute nel corso della vita.
La terapia della scottatura si basa sull'uso di medicazioni umide e fredde e creme lenitive doposole; se il quadro è più intenso si può utilizzare una crema al cortisone per 2-3 giorni associata ad un antistaminico per via orale (mai per via topica); nei casi gravi con manifestazioni cliniche estese e sintomatologia soggettiva bisogna utilizzare, oltre ai presidi già indicati, il cortisone per via sistemica (intramuscolare o orale) sempre per pochi giorni e sempre su indicazione di un medico.
Andra Pastorino - dermatologo
pubblicazione del 1999
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