Queste includono modificazioni metaboliche ed ormonali, irregolarità nell'assunzione dei farmaci, alterata farmacocineticà degli antiepilettici che comporta una riduzione dei livelli plasmatici; infine la predisposizione stessa alle crisi può modificarsi durante la gravidanza.
Recenti lavori dimostrano che in circa i 2/3 di tutte le gravidanze non si verificano variazioni significative della frequenza delle crisi, mentre in un terzo dei casi le crisi subiscono un aumento.
I fattori che influenzano principalmente una maggior frequenza delle crisi sembrano essere rappresentati dalla irregolare assunzione della terapia e dalla deprivazione di sonno notturno. Altri fattori di rilievo sono costituiti dalla riduzione dell'assorbimento dei farmaci dovuta alla modificazione dell'acidità gastrica, dal metabolismo operato sui farmaci dalla placenta e dal fegato del feto, dall’ aumento del volume ematico e dei liquidi corporei con conseguente diluizione dei principi attivi.
Appare inoltre accertato che uno scarso controllo delle crisi in periodo pregravidico predisponga ad un sicuro peggioramento delle manifestazioni durante la gravidanza.
Una notevole mole di lavori scientifici suggeriscono che l’ epilessia di per sè non influenza negativamente il decorso della gravidanza ed il parto. Tuttavia lo sviluppo intrauterino del bambino è associato ad un rischio raddoppiato di malformazioni rispetto alla restante popolazione, malformazioni che interessano principalmente I'apparato cardio vascolare, ma sono anche rappresentate da labiopalatoschisi e da anomalie del sistema nervoso centrale. Ciò significa che essendo il rischio di malformazioni della popolazione generale del 2,5%, il rischio per i figli di madre affetta da epilessia è del 5%. Rovesciando il dato ciò significa che il 95% delle donne affette da epilessia partorisce figli del tutto normali contro il 97,5% della popolazione generale.
Non esiste alcuna chiara documentazione di effetti malformativi specifici connessi con specifici farmaci antiepilettici, ma appare evidente dall'analisi della letteratura che le terapie con associazioni di più farmaci comportano i rischi maggiori di malformazioni.
Una riduzione della circonferenza cranica nei nati da madre trattata con antiepilettici durante la gravidanza appare ben documentata statisticamente, tuttavia non è stato possibile stabilire un rapporto fra ridotto volume cranico e minor sviluppo intellettivo.
Vista la complessità dei fattori che possono interferire con un buon controllo delle crisi durante la gravidanza appare opportuna una programmazione della gravidanza medesima.
Devono essere evitate durante la gravidanza riduzioni immotivate della terapia, irregolarità nella assunzione della medesima, deprivazione di sonno.
Devono essere limitate il più possibile le terapie con più farmaci ed alcuni di questi come la difenilidantoina e l' acido valproico, per i quali è più elevato il sospetto di effetti malformativi, devono essere evitati precauzionalmente nei primi tre mesi.
E’ raccomandabile affidarsi oltre che ad un ostetrico esperto anche ad un Centro per la cura dell'epilessia, presso il quale sottoporsi a controlli periodici e a periodiche determinazioni dei livelli plasmatici dei farmaci assunti.
I figli di madre affetta da epilessia devono essere adeguatamente monitorati nei primi giorni di vita dal neonatologo in centri specializzati per evitare fenomeni abbastanza comuni come la sindrome da astinenza da farmaci antiepilettici, che si osserva nei giorni successivi al parto in alcuni casi. Anche le problematiche connesse con il rischio di malformazioni o con gli effetti a distanza dell' esposizione fetale agli antiepilettici vanno studiate in ambiente neonatologico.
Benchè sottointesa va ribadita la necessità di una collaborazione continua fra gli specialisti delle tre branche (Neuro]ogo, Ostetrico e Neonatologo), come da qualche tempo si va realizzando nei Centri Ospedalieri maggiori.
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