Le malattie parodontali hanno pluralità di denominazione in quanto oggi sono classificate in varie forme. Sono un gruppo di malattie che colpiscono le gengive, l'osso di sostegno del dente e la "struttura" di attacco della radice del!' osso. Conosciute nella tradizione popolare con il nome di "piorrea" è la stessa tradizione che condanna con questa diagnosi la pedita dei denti.
Infatti il termine "piorrea" identifica le forme più gravi ed avanzate di malattie parodontali quella per cui in base ai sintomi eclatanti quali mobilità dentaria, sanguinamento gengivale, retrazione della gengiva è facile una autodiagnosi da parte dello stesso paziente, mentre se non vi sono tali sintomi la malattia potrebbe lo stesso essere in uno stadio medio avanzato senza che il paziente, ed a volte il dentista, se ne accorgano. Naturalmente la perdita del sostegno dentario e la retrazione delle gengive possono portare gravi danni sia dal punto di vista funzionale per la masticazione che dal punto di vista estetico, oggi forse il maggior problema come esito della malattia.
Tuttavia il potenziamento attuale dei mezzi diagnostici e terapeutici consente di eliminare la fatale sentenza del "non c'è nulla da fare per salvare i denti".
Infatti una strategia che agisce su due linee quali quella della diagnosi precoce e quella del giusto inquadramento terapeutico consentono senza ombra di dubbio, una terapia di successo. Essa centra pienamente l'obiettivo di arrestare la malattia e ripristinare la funzione e l'estetica. L'aumento della vita media, il desiderio di ben vivere e il benessere psico-fisico richiedono imperativamente tutto ciò.
Le malattie parodontali sono causate da microbi presenti nella placca batterica: questa si accumula sulle superfici dentarie e si propaga sottogengiva se quotidianamente non si usa una corretta tecnica di spazzolamento di tutte le superfici interessate. Specifici microbi così possono infettare le gengive causando le malattie parodontali. Le varie forme ed il grado di severità dipendono dall' interazione tra i batteri della placca e la risposta individuale dell' organismo.
Il grado di severità e di progressione dipendono molto dall'interazione di fattori ambientali quali il fumo, lo stress, dalle condizioni mediche quali il diabete, la gravidanza, la menopausa, la malattia cardiovascolare e farmacologiche per l'assunzione di alcuni farmaci.
La prima grande distinzione fra le malattie parodontali le divide in gengiviti e parodontiti.
La gengivite è un processo infiammatorio che colpisce le gengive causandone l'arrossamento, il gonfiore ed il sanguinamento gengivale, non determina distruzione di tessuto; eliminate le cause si ritorna in condizioni di salute. Colore rosso corallo forma normale "come una buccia d'arancia" senza sanguinamento. Per cui la diagnosi generica e soprattutto quindi l'auto diagnosi da parte del paziente è di facile esecuzione.
Tuttavia specifiche forme di gengiviti possono essere associate non alla sola presenza di placca batterica ma a fattori sistemici dell'organismo come modificazioni ormonali, presenza di patologie quali il diabete, la leucemia o l'influenza di alcuni farmaci: contraccettivi, ipotensivi e calcioantagonisti o farmaci soppressori del sistema immunitario.
Vi sono forme familiari di gengivite fibromatosa. In questi casi i sintomi ed i segni della gengivite sono simili o più eclatanti di quelli indotti dalla sola placca batterica, ma l'eliminazione dei batteri o la poca quantità di essi non riduce la patologia infiammatoria che viene appunto supportata da co-fattori specifici.
Occorre quindi in questi casi una diagnosi specifica con una anamnesi accurata e l'ausilio di analisi di laboratorio e microbiogiche per modificare i fattori predisponenti ad agire con la terapia in modo mirato, sono batteri che grazie a tali fattori acquistano maggiore virulenza. Se la gengivite non è curata con il tempo può evolvere in parodontite. In particolar modo se esistono i fattori predisponesti citati.
Le parodontiti sono caratterizzate all'infiammazione non solo delle gengive ma dei tessuti di attacco e di sostegno del dente. A differenza della gengivite la scomparsa della infiammazione lascia come esito la distruzione del tessuto con la formazione della tasca parodontale che non è altro che il progressivo approfondimento del solco gengivale per distruzione dell' apparato di attacco del dente all' osso e per il riassorbimento dell' osso stesso.
La tasca parodontale è una lesione che si automantiene in quanto i batteri patogeni vi trovano un ambiente ideale per la loro proliferazione inducendo ulteriore distruzione dei tessuti di supporto e approfondimento della tasca. Più le tasche sono profonde più la malattia è difficile da curare sia per medicare l'infezione che per "riparare" il danno.
Purtroppo proprio per la difficoltà diagnostica e per i sintomi silenti, spesso la malattia parodontale viene avvertita in una fase avanzata cioè quando c'è mobilità dei denti, qualche dente si è perso, difficoltà nella funzione masticatoria, sanguinamento spontaneo, alitosi, retrazione delle gengive. A questo punto la terapia è molto complessa e lunga e non si riesce ad ottenere tutto il ripristino del tessuto distrutto; tutto ciò va a discapito del recupero funzionale ed estetico nonché della durata dei risultati terapeutici. La moderna classificazione delle parodontiti prevede varie forme di malattia che possono colpire gli adolescenti, i giovani di 28-35 anni, gli adulti dopo i 40 anni. E' un grosso problema sociale sottostimato in quanto secondo l'OMS circa il 60% della popolazione italiana soffre di gengivite e parodontite ma, la percentuale di popolazione che si rivolge al dentista per una terapia è enormemente inferiore. Occorre quindi ricordare che una diagnosi precoce è la vera strategia vincente per il successo della terapia. In prima battuta c'è l'autodiagnosi; ognuno si può interrogare sulla presenza di fattori predisponenti che cioè sicuramente aumentano il rischio di insorgenza e progressione della malattia parodontale quali il fumo, lo stress, il diabete, la malattia cardiovascolare, l'aumentare dell' età, la gravidanza e la menopausa, alcuni farmaci come la pillola contraccettiva, la terapia ormonale con estrogeni, gli ipotensivi, gli immunosoppressori, la presenza di alcuni segni quali placca batterica e tartaro (in farmacia si vendono le pasticche rivelatrici di placca) il sanguinamento gengivale, l' alitosi, la retrazione delle gengive.
Molto importante è indagare se in famiglia i genitori o i nonni hanno avuto problemi con le gengive ed hanno perso precocemente i denti che si muovevano ma non erano cariati. In tal caso ci può essere una trasmissione familiare della malattia a cui si è geneticamente predisposti; ciò riguarda circa il 10% della popolazione mondiale che viene colpita da una forma precoce che si manifesta in giovane età con una progressione veloce. Per lo più se vi sono i fattori predisposti citati, la patolgia diventa ancor più aggressiva ed aumenta il rischio di perdere i denti; occorre quindi in questi casi rivolgersi subito allo specialista parodontologo, in quanto oggi è possibile con un test di facile esecuzione determinare la predisposizione genetica alla malattia parodontale. I pazienti positivi ai test presentano un rischio di perdere i denti 2,7 volte maggiore rispetto ai soggetti normali. Tale rischio aumenta a 7,7 volte nei fumatori positivi al test.
In questi casi sarebbe utile l' ausilio diagnostico della biologia molecolare; con specifiche sonde al DNA è possibile individuare la presenza nelle tasche parodontali di specifici batteri altamente patogeni.
Tuttavia la diagnosi di "routine" della malattia parodontale dovrebbe essere richiesta dal paziente al dentista.
E' indispensabile per accertare la presenza di lesioni parodontali un sondaggio. "L'esplorazione" delle gengive con uno strumento metallico che si chiama sonda parodontale. Questo piccolo strumento dotato di tacche millimetriche consente di misurare la presenza e la profondità di una tasca parodontale oltre a verificare il sanguinamento dei tessuti in profondità. Essenziale è la diagnosi radiografica che deve essere eseguita con piccole lastre endorali che consentono di evidenziare la distruzione del tessuto di sostegno del dente. Gli esami radiografici vanno poi eseguiti ad intervalli di tempo regolari consentendo così di valutare la progressione della distruzione ossea nel tempo se la terapia non vi è stata o non è stata efficace, come per valutare la rigenerazione ossea dopo una terapia efficace. Tutte le armi diagnostiche oggi a disposizione, se utilizzate bene e tempestivamente, consentono di conservare un bel sorriso nel tempo.
Giuseppe ARONNA
NAPOLI,
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Pubblicazione del 2001
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