PREFAZIONE
Fin dai tempi più remoti, quando i meccanismi di trasmissione
degli agenti patogeni erano più percezioni e credenze che conoscenza
scientifica l'uomo ha tenacemente perseguito il disegno di prevenire
i contagi. Storia, religione e letteratura documentano questa miriade
di tentativi (e di illusioni) che solo nell'ultimo secolo e mezzo hanno
potuto
avvalersi di un supporto razionale, certamente non esaustivo ma che
ha potuto fornire una solida base sperimentale alla lotta alle malattie
infettive.
Antonio Givogre, medico illustre per la varietà e la distinzione
delle esperienze maturate in una lunga ed onorata carriera professionale,
ha elaborato una sua teoria per difenderci dall'attacco di batteri e
virus, responsabili di alcune epidemie che puntualmente ci affliggono.
E che ispirano più di un motivo di riflessione sui limiti di
una medicina che deve continuamente confrontarsi con stili di vita e
di organizzazione sociale che mettono a dura prova l'efficacia dei sofisticati
strumenti di cui può usufruire la scienza moderna.
Da vecchio medico, saggio e preparato, Givogre non pretende di aver
trovato la panacea di tutti i mali: semplicemente propone un suo metodo
per prevenire le infezioni, facile ed alla portata di tutti. L' ha collaudato
in oltre cinquant'anni di pratica, ha visto che funziona, riuscendo,
anche, per la forma con cui é presentato, a dare dignità
culturale ad un'esperienza aneddotica.
Per questo abbiamo ritenuto, confortati anche dal parere dell'Ordine
dei Medici di Torino, che fosse opportuno farlo conoscere attraverso
una pubblicazione che, per contingenti necessità, ha una forma
editoriale dimessa, che non rende pieno riconoscimento all'ingegno dell'
Autore. Perché Antonio Givogre scrive bene, arguto ed argomentato,
dando correttezza scientifica ad osservazioni che superano i confini
delle curiosità mediche per entrare nel novero delle cose utili.
Ed in un'epoca in cui, come nota Giorgio Cosmacini, siamo stretti nella
morsa di una tecnomedicina spesso più efficiente che efficace,
le prescrizioni del dottor Givogre acquistano il gradevole sapore ed
il particolare significato della buona tradizione del medico di famiglia.
Buona lettura e complimenti all'Autore.
Dr. Mario Valpreda
Direttore della Sanità Pubblica
della Regione Piemonte
Immagino la sorpresa del lettore al fatto che nell'era dell'intesa
interdisciplinare tra medicina, biologia, genetica, e informatica io
osi trattare con genuina elementarietà un argomento di approfondite
ricerche.
Per tale scopo vorrei che il mio pensiero si traducesse qui in un confidenziale
dialogo ispirato, nello sviluppo di argomento medico, alla rispettosa
osservanza della norma professionale che esige scrupoloso comportamento
"secondo scienza e coscienza".
(figura 1-2 sedi di linfoadenopatia e
microadenopatia da infezioni oro-faringee ricorrenti prima e dopo i
7 anni di età) Il tema è la profilassi antinfluenzale
ed è mia modesta intenzione indirizzare l'attenzione, nell'ambito
delle raccomandazioni igienico-comportamentali, alla toeletta, tuttora
tralasciata, delle prime vie aeree, cioè del naso e della gola.
Queste due importanti porte di ingresso dell'aria nei polmoni sono tuttora
solo considerate se abbisognevoli di trattamento terapeutico per malattia,
trascurando la necessità di tenerle costantemente direttamente
pulite, anche in stato di salute, nella misura acconsentita dall'architettura
anatomica.
In questo caso assume interesse richiamare all'attenzione l'importanza
del cosiddetto anello di Waldeyer di natura linfatica che circonda,
a manicotto, l'istmo oro-faringeo ed è costituito dalle ben note
tonsille e adenoid, oltre ad altre strutture nodulari come le tonsille
linguali.
Questo tessuto che cresce di dimensioni fino alla pubertà, tende
poi a ridursi lentamente ed il suo compito è quello di favorire
lo sviluppo immunologico, cioè la protezione anticorpale contro
l'assalto di microbi, virus e sostanze eterogenee varie, come polline
e il deleterio smog, che entrano inavvertitamente con la respirazione
nel nostro organismo. Le vie di accesso dell'aria non sono levigate,
presentano sporgenze e rientranze in cui si possono facilmente depositare
le sospensioni veleggianti nell'aria sia biologiche che chimiche, quale
prima fermata, per poi dirigersi, qualora non inerti e non espulse,
in parti del corpo elettive, provocando, in funzione di confronto quantitativo,
quale vittoria della carica lesiva sulle possibilità difensive,
la malattia. Va ancora detto che la struttura muco-proteica della superficie
epiteliale delle vie aeree superiori presenta buon terreno di impianto
per il virus influenzale che con idrolisi enzimatica, cioè disgregazione,
adsorbimento, cioè attaccamento e penetrazione, si moltiplica
e si libera successivamente nel lume dell'albero respiratorio per lisi,
cioè distruzione della cellula ospite, col risultato di diffusione
dell'infezione interna e di propagazione esterna attraverso l'aria espirata,
gli starnuti, la tosse e gli oggetti d'uso quali fazzoletti, asciugamani,
tovaglioli, bicchieri, posate. Questi oggetti andranno, s'intende, accuratamente
lavati così come le mani, prime attrici di ogni raccordo tattile
tra mondo esterno e bocca, naso, occhi.
Ho dovuto fare un sintetico tratteggio patogenetico, ossia sullo sviluppo
della malattia, mi si perdoni l'obbligata terminologia, per poter insieme
trarre, a ragion veduta, la più logica delle conclusioni, che
è anche la più elementare, e cioè quella di espellere
quanto prima, quanto meglio e il più possibile dell'inalato soprattutto
quando ne si sospetti una componente compromettente la salute.
Appare evidente che il semplice schiarimento di voce o l'usuale colpo
di tosse, anche se integrati da espettorazione, non sono in grado di
ottenere, se non molto ridottamente, la liberazione dall'intrusione,
per cui risulterebbe riprovevole negligenza il non sfruttare una naturale
possibilità di vorticosa detersione ottenuta con vivace gorgogliamento
dell'acqua mediante il gargarismo.
Ma come, quando e quanto eseguire questa pratica oltremodo banale ma
non altrettanto di poca importanza con la sorella acqua, direbbe S.
Francesco, che si atteggia, per l'occasione, a provvido collutorio.Al
come rispondo che, al fine di ottenere un valido risultato, prima di
iniziare il trattamento con l'acqua, è bene movimentare, a bocca
asciutta, la gola impegnandola nel pronunciare le lettere dell'alfabeto
al completo, ripetendo poi le sillabe "ga" e "go",
schiarendo la con simulazioni di ruggito a bocca aperta, emettendo e
non deglutendo s'intende, gli eventuali esiti.
Questo esercizio è opportuno venga eseguito al mattino dopo il
sonno o dopo lunghe pause di silenzio, non è più necessario
dopo le chiacchierate della giornata ed ha lo scopo di iniziare a smuovere,
favorendo il successivo distacco, il muco ristagnato dormendo, con viziature
magari di bocca aperta e di russamento. L'attenzione, però, va
distribuita in ugual misura a gola e naso, le due vie di entrata e,
in buona quantità, di fermata per le impurità dell'aria
respirata. La completa toeletta si inizierà, quindi, con il trattamento
del vestibolo nasale munito di peli, le vibrisse, possibile, seppur
debole, barriera al pulviscolo atmosferico inalato, con varianti individuali,
per cui si procederà aspirando, con garbo, a narici tese in apertura,
quel tanto da occupare soltanto la cavità di ingresso e soffiando
via, senza forzare, per due o tre volte, almeno, acqua, meglio se tiepida,
direttamente dal rubinetto o dalla mano toelettata a scodella o dal
bicchiere personale o a perdere, in questo caso con un pizzico di sale
da cucina, qualora disponibile.
È pratica che si ritiene di elettiva utilità se eseguita
a breve distanza di tempo da esposizione a trasmissione di contagio
per via aerea e così compiuta, a naso libero, eviterebbe insalubre
spinta all'indietro di muco veicolante, che recenti studi segnalano
possibile per energica rumorosa soffiatura nel fazzoletto. Preceduto
da due o tre sciacqui della bocca fa seguito il gargarismo vero e proprio
con una buona boccata d'acqua con testa molto retroversa, tentando di
vocalizzare con forza la lettera: "a!!!", emesso il contenuto
si sciacqui la bocca, pausa, si riprenda altra boccata e nella stessa
posizione e con la stessa foga si tenti di vocalizzare la lettera: "e!!!".
Perché l'invito a differenziare, per quanto possibile la sonorità
del gargarismo? Il motivo sarebbe di favorire col suono "a!!!!"
la toeletta del tratto laringo-faringeo, invece col suono "e!!!!"
si alzerebbe, per così dire, il tiro per ottenere la toeletta
del tratto rino-faringeo in cui vengono sospinte attraverso le coane,
specie di narici posteriori verso la gola, su uno strato di muco, le
particelle inspirate dal naso.
Il timbro chiaro di voce attesterà la riuscita di tanto impegno
anche a livello laringeo con sciolta vibrazione delle corde vocali,
protagoniste dell'effetto ottenuto, in piena sonorità.
Al quando dirò che il gargarismo dovrebbe proprio abitualmente
sempre far parte dell'igiene del corpo di inizio e fine giornata, seguendo
le istruzioni esposte per il come e sarebbero certamente non sprecati
gargarismi ogni volta si vada in toeletta anche durante il lavoro, al
rientro in casa specie se da locali affollati e con gente tossicolosa,
indispensabili in periodo epidemico.
Al quanto la risposta deriva dallo sviluppo stesso del quando, ora esposto,
in numeri, si potrebbe valutare per almeno quattro volte al giorno,
intensificandoli, ripeto, nel periodo di esplosione influenzale, momento
che ci sta particolarmente a cuore, assumendo acqua, come già
detto, anche dal naso.
Bisogna convincersi e convincere della necessità di dare, per
così dire, una mano alla gola per respingere l'invasione infettiva
e/o tossica, del muco, che, pur fornito di guarnigione anticorpale reattiva,
non sarebbe in grado di effettuare efficiente depurazione dell'aria
inspirata, con carica cospicua.
Questo inconveniente si verifica specialmente nella stagione fredda
che riducendo il movimento, fino anche alla paralisi delle ciglia vibratili
epiteliali, rallenterebbe il convogliamento del muco inglobante le impurità
verso la cavità orale.
In considerazione di questo verificabile disagio funzionale, con conseguente
facile insediamento e sopraffazione microbica, non vorrei fosse ignorata
la possibilità di una ulteriore affinatezza di toeletta della
gola con un mirato bersaglio oro- faringeo conseguibile con la pronuncia
della lettera "o!!!!".
Tale risultato è ottenibile con un concertato atteggiamento di
bocca e glottide onde provocare centrata turbolenza dell'acqua con modulata
velocità di flusso espiratorio, ed è pratica attuabile
da gargarizzante disinvolto nei vocalizzi sia "a" che "e",
comunque va inizialmente messa in atto con minore quantità di
acqua, al fine di evitare incresciose colate di liquido in trachea.
La composizione trina della metodica pone l'esigenza di una sua qualificante
denominazione sistematica interpretante le varianti foniche richieste
al gorgogliamento gutturale che troverebbero appropriata nomenclatura
nel termine "trivocalgargarismo" o "gargarismo trivocale".
Qualora si voglia assommare all'azione puramente meccanica di pulitura,
per scuotimento dell'acqua, un effetto di migliorata detersione, sempre
in tema di contenimento economico e per conto di crescendo profilattico,
suggerisco di arricchire mezzo bicchiere d'acqua a temperatura di ambiente
con un cucchiaio di acqua ossigenata a 10-12 volumi e una punta di cucchiaino
di bicarbonato di sodio onde ridurre la sensazione di pizzicamento metallico
che si potrebbe avvertire in gola.
Tale preparazione costituirà il gargarismo conclusivo di almeno
quattro precedenti fatti con acqua pura, per cui l'azione farmacologica
del perossido di idrogeno, noto come germicida da oltre un secolo, in
soluzione al tre per mille nell'acqua ossigenata, da noi qui diluita
per seppur leggera disinfezione, potrà svolgersi direttamente
su eventuali possibili persistenze in gola già sgombrata dal
muco inglobante le impurità respirate.
Insisto nella precisazione che l'effetto primario desiderato è
quello fisico della rimozione non quello chimico della medicazione,
infatti appare evidente, con allegoria adattabile alla fase di insediamento
virale, la funzione di verosimile gratuito operatore ecologico della
gola affidata al gargarismo per una vera e propria operazione da spazzacamino
in grado di ridurre gli aggressori, scacciando li dalla prima tappa,
a vantaggio del sistema immunitario che potrà così combattere
un nemico meno forte numericamente e quindi più facile da vincere
sia per chi si è vaccinato e chi no.
La caratteristica di spiccata instabilità genetica del virus,
tanto da sfornare incessanti varianti, farebbe mutare continuamente
la sua aggressività e di conseguenza la pericolosità della
forma influenzale, costringendo a reiterati, relativi adattamenti stagionali
del vaccino tradizionale e rendendo inefficace la residua immunità
acquisita.
Pur tenendo conto della messa a punto di un vaccino adiuvato capace
di maggiore grado di efficacia e grado di copertura, senza, comunque,
poter contare su un'immunità assoluta, mi sono sentito incoraggiato
a fare conoscere la positiva mia esperienza e la derivante criteriata
convinzione ritenendole degne di diffusione al fine altruistico della
pubblica salute.
Gargarismo e vaccinazione, due strategie di combattimento capaci di
agire indipendentemente e di integrarsi vicendevolmente, respingendo
il nemico dalla linea di confine e quindi diminuendo l'offesa non solo
di agenti virali ma anche microbici, chimici e biologici, la prima,
agguerrendo la guarnigione nelle linee interne e quindi aumentando la
difesa, ma solo per l'agente virale influenzale, la seconda.
Ho sviluppato l'argomento nei minimi particolari, il che potrebbe sembrare
ovvio e superfluo, ma si sa che le cose semplici sono sovente eseguite
sbrigativamente e senza il dovuto impegno, compromettendo così
il buon risultato.
Mi spiacerebbe che questa mia esortazione non avesse esito, non si rifiuti
questa mano tesa alla difesa della salute considerando di scarsa importanza
il suggerimento perché addirittura ingenuo, si pensi invece che
si tratta di non rinunciare all'esercizio di una capacità che
la natura offre con tutta semplicità per proteggerci dalle malattie
contraibili col respiro in qualunque modo e momento.
Devo confidare che sto parlando di una pratica profilattica per me abituale
da molti decenni, già pretesa, oltre a generiche cautele igieniche,
da mio padre, medico condotto, al rientro in casa, quando ancora liceale
e votato alla professione mi portava con lui sui colli astigiani in
visita ad ammalati di polmonite, difterite, tifo, tubercolosi, malattie
infettive allora, ancora sguarniti di antibiotici, gravissime, sovente
mortali.
A tale proposito conservo incancellabile memoria olfattiva del particolare
odore dolciastro avvertito all'ingresso nella camera del difterico con
impressionanti placche lardaceee invadenti la gola.
Questa deducibile e indiscutibile protezione mi è stata parimenti
preziosa nel successivo impegno di professione medica libera, ospedaliera,
universitaria, in igiene pubblica, servizio sanitario nazionale, particolarmente
durante i numerosi periodi di epidemia influenzale affrontati senza
essere mai stato vaccinato e sopraffatto dal virus contro il quale ho
sempre responsabilmente consigliato, indistintamente a tutti, gargarismo
e toeletta del naso, particolarmente e categoricamente, alle persone
a rischio che rifiutavano di fare il vaccino da me prescritto e non
mi sono mancati ringraziamenti dagli osservanti scrupolosi.
Una specie di prova del nove epidemiologica la ottenni con la sistematica
toeletta di naso e gola in una numerosa comunità di non vedenti,
l'Istituto Regionale dei Ciechi, ove la vita a stretto contatto di gomito
favoriva la trasmissione delle patologie infettive, quando, proprio
in periodo influenzale con stupore e soddisfazione del Consiglio di
Amministrazione, ebbi il risultato di sorprendente contenimento del
contagio e delle relative spese farmaceutiche, altrettanto auspicabile
per collettività in genere, nelle attive, poi, con l'ulteriore
vantaggio di minori interruzioni di lavoro.
Penso di potermi ritenere indipendente da comprensibile consequenziale
entusiasmo e di agire solamente a ragion veduta se oso, con le necessarie
cautele riservate ai principianti e cioè buon rifornimento d'aria,
piccola boccata d'acqua, breve gorgogliamento per evitare senso di soffocamento
da infiltrazioni d'acqua in trachea, proporre l'esercizio del gargarismo
sin dall' età infantile con guide attente, cosa dimostratasi
possibile da esperimento scolare in ambito del Servizio di Igiene Pubblica,
ove mi si riferiva costituire divertimento e gara di bravura.
Mi sento in dovere di giustificare questa mia appassionata esortazione
alla toeletta rino-faringea che potrebbe sembrare eccessiva, ma non
altrettanto, se si pensa all'impegno ininterrotto delle due porte di
ingresso dell'aria nei polmoni con una frequenza di circa quindici respiri
al minuto nell'uomo e diciotto nella donna e che il volume corrente,
cioè dell'aria che entra e subito esce, può variare da
mezzo litro a riposo a tre litri nella fatica, per cui in ogni minuto
possono transitare da litri 7,500 addirittura a litri 150 di aria.
Presa conoscenza della quantità utilizzata, si prenda ancora
atto della qualità e pertanto si richiami alla memoria l'osservazione
della lama di sole in ambiente oscurato e il volteggiare di immancabile
pulviscolo nell'aria illuminata creduta pulita.
Si consideri che questa è l'immagine percepibile dell'aria che
respiriamo quotidianamente e nelle proporzioni descritte, non diversamente
supponibile l'impercettibile di cui fanno parte microbi e virus e di
essa l'epitelio nasale deve iniziare la depurazione.
Si tenga anche presente questa particolarità, per addetti ai
lavori, che la immunoglobulina IgA secretoria, che è una difesa
della mucosa delle alte vie respiratorie, si riduce con l'aumentare
dell'età e che la bocca soccorre sovente, anche inavvertitamente,
il naso, quando addirittura non lo sostituisce, con l'inconveniente
di favorire malattie dell'apparato respiratorio.
A questa sede di convergenza di due percorsi, in ritmica, incessante
attività, che è la gola, in cui transitano nelle 24 ore
con movimento di va e vieni oltre 10.800 litri di aria, talvolta moltiplicati
e, già detto, di discutibile purezza, come non riconoscere l'esigenza
di un accurato trattamento di pulizia commisurato non solo alla quantità
del percorrente, ma anche e soprattutto alla qualità.
Disponiamo di segnalazioni scientifiche sulla soprannominata "febbre
del pollo" dovuta al virus H5N1 potenzialmente pericolosissimo,
senza finora caratteristiche transgeniche per l'uomo, però con
qualche vittima già ad Hong-Kong, comunque trasmissibile per
via aerea, pertanto controllabile con il gargarismo.
Gli studiosi del contagio influenzale già nel passato si erano
fatta l'opinione che le modificazioni maggiori degli antigeni virali
del tipo "A" potessero avvenire, con supponibili interscambi
genetici, in serbatoi animali; ne avrebbe dato esempio la "spagnola"
negli anni 1918-1919, grave epidemia di influenza a dilagazione mondiale,
che risulterebbe insorta contemporaneamente ad epidemia influenzale
nei suini.
Da quanto esposto si può dedurre che la validità del risultato
è direttamente proporzionale alla scrupolosità del praticato
e che se ciò nonostante il virus avesse il sopravvento per prevalenza
aggressiva su resistenza difensiva il malanno si dovrebbe prospettare
meno disturbante e meno debilitante.
L'attuale disponibilità di una sostanza da somministrarsi per
via nasale, lo "zanamivir", derivata dall'acido sialico, merito
della ricerca farmaceutica di Sidney, che ingannerebbe, quale indovinata
esca, l'enzima neuraminidasi essenziale per la replicazione virale e
prossimamente, si spera, dell'"oseltamivir" per via orale,
ottenuto da ricercatori londinesi, ma non ancora distribuito in Italia,
consentono sempre più di assegnare al gargarismo il ruolo di
alleato fruttuoso per ogni strategia terapeutica presente e futura,
proprio in forza della sua azione di sfoltimento delle impurità
depositate sulle mucosità delle prime vie aeree.
Ancora più recente è la notizia che ricercatori americani
dell'Istituto Nazionale di ricerca per Allergie e Malattie Infettive
degli Stati Uniti hanno identificato in un frammento di proteina del
virus di tipo "A" il responsabile della sua notevole aggressività
che gli permette di sopprimere le cellule del sistema immunitario mobilitate
a nostra difesa.
È auspicabile che questa scoperta possa suggerire ulteriori perfezionamenti
di trattamento terapeutico e c'è serio motivo di sperarlo, proprio
a protezione di una molto temuta prossima pandemia, cioè di una
influenza invadente il mondo intero,
che i virologi da tempo si aspettano e per cui l'Europa si sta ora allertando
così come contro il bio-terrorismo.
Anche e proprio nell'ambito di una organizzazione di vigilanza voglio
ancora una volta rimarcare, al di là dell'impiego medicamentoso,
la necessità e l'utilità dell'impegno volenteroso a porre
in atto con spirito combattivo le personali possibilità difensive
igieniche, qui acquisite, sfruttando saggiamente la dotazione anatomo-funzionale
di cui disponiamo per natura perché, insisto, con la riduzione
del numero degli assalitori, armati della citata venefica proteina,
si riduce, per demoltiplicazione, la gravità infettiva dell'
aggressione a noi stessi e della propagazione agli altri.
Sorgerà spontaneo nel lettore, come già più volte
a me, l'interrogativo sulla possibilità di persistere e consolidarsi
nel futuro, in rapida evoluzione, per questo mio trattamento.
Nella risposta mi soccorre, accomunando due risorse naturali, la similitudine
con lo sfollagente, elementare bastone rivestito, tuttora insostituibile,
nonostante le molteplici innovazioni, nell'allontanare i facinorosi
di qualunque appartenenza, per far pensare, a maggior ragione, intramontabile
il gargarismo con la inimitabile, preziosa acqua quale sfollaintrusi,
di qualunque specie biologica e/o chimica, dall'anticamera dei polmoni,
che è la gola e per giunta col considerevole vantaggio di ridurre
sofferenze, assenze e conseguenze economico sociali.
Si evidenzia, quindi, la convenienza di sfruttare sempre e ancor prima
del medicamento preventivo o curativo il comportamento difensivo che
consiste:
1. Nell'abituarsi a respirare
solo col naso, che oltre alla funzione olfattoria partecipa anche al
riscaldamento e umidificazione dell'aria inspirata e, tramite i dotti
lacrimo-nasali, riceve gli esiti di lubrificazione degli occhi che si
faranno partecipare alla toeletta nel limite del possibile.
2. Nel tenere sempre presente,
voglio ulteriormente precisare, che lo stato reattivo, infiammatorio
dell'apparato respiratorio alimenta coi colpi di tosse, cogli starnuti
e addirittura parlando, soprattutto ad alta voce, l'espulsione di miriadi
di particelle umide, conosciute come "goccioline di Flugge",
veicoli accertati di trasmissione, anche a non breve distanza - si parla
addirittura di decine di metri -, di malattia, per cui diventa facilmente
deducibile la notevole facilità di diffusione nell'aria del contagio.
3. Nel tradurre in quotidiana,
costante necessità il gargarismo col metodo suggerito, altrimenti
inefficace, non disgiunto dalla toeletta del naso secondo l'indicazione
fornita, lo tengano ben presente i tossicolosi, i fumatori attivi e
passivi, gli esposti a polvere, con massimo riguardo nel periodo influenzale.
Spero di poter condividere soddisfazione e merito, anche per il derivante
auspicabile risultato socio-economico, con i colleghi che vorranno autorevolmente
favorirne l'ottenimento.
Non si abbia timore di esagerare in questa toeletta, la gola è
esigente, difficilmente i primi gorgogliamenti risultano soddisfacenti
per la detersione, e se alla pulizia del naso con l'acqua, programmata
prima del gargarismo, farà seguito, quale reazione, un sonoro,
del tutto pacifico, starnuto, formulo, fin d'ora, con l'esclamazione
"salute!" il mio augurio, compiaciuto per essere stato ascoltato
e sicuro di aver indicato una difesa possibile e gratuita per tutti.
INFLUENZA DIFESA
SENZA SPESA ORA AD ANTRACE ESTESA
La tragedia epocale pone in scena la verace reincarnazione degli untori
di manzoniana memoria col vantaggio, però, di moderna diabolica
sofisticazione.
Umanamente sensibile e professionalmente compreso, mi sono sentito spinto
a stilare questa considerazione aggiuntiva alla mia esposizione di profilassi
influenzale, intravedendone una possibile estensione applicativa nel
particolare insidioso momento.
Indipendentemente dall'essere l'influenza un'infezione virale e il carbonchio
bacillare con tre essenziali espressioni cliniche: da contatto, da ingestione,
da inalazione, quindi rispettivamente cutanea, gastrointestinale, polmonare,
quest'ultima ora in atto e in oggetto, sfruttano entrambe la via aerea
per la trasmissione morbosa in quanto l'artefatto preoccupante attuale
è costituito da spore di bacillus anthracis in forma polverulenta
da 1 a 5 micron, quindi con buona veicolazione e facile disseminazione
tramite oggetti vari, specie carte e tessuti.
Automaticamente vengono a rivestire interesse le porte di entrata e
di parziale fermata del germe, cioè naso e gola, così
come per l'influenza, tanto è che il primo accertamento diagnostico
si assegna al tampone nasale e faringeo, per cui, se alle mani e alla
cute in generale sono possibili coperture di protezione e disinvolte
toelette, per le mucose delle prime vie aeree l'impegno più semplice
e più immediato, tra l'altro non costoso e alla portata di tutti,
è la pratica che si legge nella mia trattazione sull'influenza
che qui precede e che, nell'iniziato periodo epidemico autunno-invernale,
verrebbe così ad assumere doppia valenza difensiva influenzal-antracica.
Infatti, quali malattie entrambe da aggressori veleggianti nell'aria,
è chiaro, nella sua completezza, il percorso infettivo del virus
dell'influenza ed è ben conosciuto il comportamento delle spore
del carbonchio che, raggiunti i polmoni, ove vengono ingerite dai fagociti
alveolari, "the dust cells" o cellule polverose, addette al
materiale inalato, attraverso il sistema linfatico afferente (o di andata),
efferente (o di ritorno), con fermata intermedia nelle linfoghiandole
mediastiniche per la nascita, moltiplicazione delle forme vegetative
e produzione di tossina, possono scatenare la
malattia inizialmente confondibile proprio con l'influenza, però
evolventesi precocemente in marcata insufficienza respiratoria da grave
broncopolmonite a focolai disseminati o confluenti.
Dalla letteratura non ho potuto, invece, ricavare orientamento sul destino
delle spore che si depositano sulle mucose delle prime vie aeree salvo
che dall'autorevole Dizionario Medico Dorland ove, nell'edizione 1987,
si elenca anche una forma di antrace cronico con lesioni persistenti
limitate a lingua e gola.
Ne consegue che non dovrebbe considerarsi proprio illogico e inutile
il precoce, anzi urgente, ricorso alla toeletta spiegata di naso, gola
e ricorderei anche occhi, certo disturbante il trucco delle signore,
per l'anatomica comunicazione lacrimo-nasale, in quanto soprattutto
lo sconvolgente gorgogliamento del gargarismo, riducendo la carica microbica
annidata nelle anfrattuosità, dovrebbe agevolare il compito del
sistema immunitario.
Incoraggia ulteriormente l'impegno ad espellere il massimo possibile
con l'acqua sapere che è preso in considerazione un numero aggressivo
minimo al di sotto del quale le spore antraciche non sarebbero in grado
di determinare malattia.
Non va poi dimenticato che il carbonchio, nella sua espressione cutanea
più comune di iniziale papula, successiva vescicola chiara poi
bluastra e finale tipica escara nera da cui deriva il nome dell'affezione,
è una zoonosi in quanto normalmente trasmessa dagli erbivori
(bovini, ovini, caprini, equini), che si infettano in pascoli inquinati
da spore a lungo resistenti nel terreno, da sempre considerata malattia
professionale dei veterinari, degli addetti al bestiame, ai macelli,
alla lavorazione delle pelli, alla cardatura e filatura della lana e,
vedasi la particolare contagiosità, persino riferita a sporadici
casi di infezioni imputabili a pennelli da barba e addirittura a spazzolini
da denti fabbricati con peli di animali infetti.
Con emotivo orgoglio, quale ora raro bagaglio di preziosa esperienza
sanitaria, mi torna alla mente, in mia epoca studentesca, l'avambraccio
con una lesione cutanea, dall'aspetto di pustolone scuro, del veterinario
condotto che, mio padre, dopo la visita, mi spiegò essere affetto
da carbonchio, contratto appunto nell'impegno professionale.
Questa mia "vox clamantis in deserto" quale accorato solitario
invito allo sfruttamento detergente-difensivo in gola della provvida
acqua, troppo limitato alla sola pulizia esterna del corpo, non vorrei
venisse considerato indicazione profilattica e terapeutica specifica
per influenza e antrace, pertanto ribadisco che quanto suggerito dovrebbe
costituire abituale primario, non complementare, impegno igienico quotidiano,
semplice ed economico, esistano o non esistano periodi infettivi o tossici,
con particolare meticoloso impegno in circostanze di allarme.
Si intende che di fronte all'attuale situazione guanti e mascherine
diventano utile presidio difensivo specialmente per gli esposti in servizi
supponibili bersagli, ma perché, con la seppure infausta occasione,
non abituarsi al, non ho dubbi, salutare gargarismo, possibilità
riservata solo all'umana specie, coscienti di aver cercato di pulire,
per influenza ed antrace, almeno l'anticamera dell'apparato respiratorio.
La soddisfazione di chi ha praticato con scrupoloso impegno la metodica
igienica descritta e non solo, ma si è fatto entusiasta propagatore,
mi ha indotto a sviluppare ulteriormente l'argomento e a dotarlo di
espressioni iconografiche onde rendere comprensibile e convincente il
mio consiglio.
L'infausta circostanza di provocazione antracicapolmonare mi ha dato
modo di poterne accomunare l'intendimento protettivo col virus influenzale
per la stessa strada d'ingresso nell'organismo e naturalmente gli iniziali
stessi depositi nel percorso.
BIOTERRORISMO
E TRIVOCALGARGARISMO
Titolo concettualmente provocatorio, al limite dell'accettabilità,
da cui deriva una categorica richiesta di chiara giustificazione, certamente
singolare, che cercherò di fornire.
L'apporto difensivo del gargarismo già enunciato a favore di
influenza e antrace e la ricorrente supposizione di scelte bioterroristiche
nella patologia infettiva umana mi incoraggiano ad unire, seppure sinteticamente,
nella trattazione altre importanti malattie contagiose terroristicamente
sfruttabili che beneficiano della stessa pratica igienica sviluppata
per naso e gola in quanto, anche per esse, porte di ingresso del contagio.
Elenco per prima la meningite a diversa eziologia (batterica o virale)
particolarmente la meningococcica da Neisseria meningitidis, la più
frequente, che è proprio di attuale insorgenza e sviluppo in
Lombardia e ora anche a Torino ove il Servizio Sanitario Nazionale è
impegnato a circoscrivere i pericolosi focolai con ricorso anche a vaccinazione,
considerando la non esigua esistenza di portatori sani e della facile
diffusibilità con il semplice starnuto.
La febbre Q, che si presenta come severa influenza, dovuta a Coxiella
burnetii, zoonosi che colpisce l'uomo soprattutto per inalazione oltrechè
per ingestione tramite le escrezioni di animali infettati, sia domestici
che selvatici e dei loro parassiti.
Il tanto temuto vaiolo da Poxvirus hominis abbastanza stabile e contagioso
anche per inalazione di piccole dosi, particolarmente pericolose le
goccioline di saliva emesse tossendo o starnutendo, persino parlando,
da parte delle persone infette. L'ultimo caso nel mondo si è
verificato nel 1977 anno di sospensione della vaccinazione obbligatoria
in Italia, definitivamente abrogata nel 1981, per cui le generazioni
successive si presenterebbero particolarmente vulnerabili.
La rabbia stessa, genericamente riferita a morsicatura di animale infetto
e dovuta a Rhabdovirus del genere Lyssavirus, è trasmissibile
anche per inalazione in notevole concentrazione virale.
La tularemia provocata dal bacillo francisella (pasteurella) tularensis,
malattia infettiva degli animali a cui l'uomo è molto suscettibile,
che oltre alla forma ulcero-ghiandolare, la più frequente, da
puntura di insetti (zecche, alcune mosche e zanzare) e la forma gastroenterica
o tifosimile da acqua o cibi contaminati, presenta anche una forma polmonare
e una oculo-ghiandolare per inalazione o propagazione di polvere.
In considerazione dello sviluppo di spostamenti intercontinentali non
voglio tralasciare un cenno alle febbri virali emorragiche e soprattutto
alla malattia da virus ebola, infezione molto contagiosa trasmessa col
sangue e col respiro a stretto contatto col malato, identificata nel
1977 in seguito ad epidemia in Sudan e Zaire.
Tra le malattie considerate il bacillo dell' antrace e il virus del
vaiolo potrebbero, se disseminati, trasformarsi in vere bombe biologiche
di guerra
dissennata veramente difficile da fronteggiare, come la potenza velenosa
della ricina, di recentissima considerazione, fitotossina letale determinante,
anche con inalazione, insufficienza acuta degli organi interni per danno
cellulare irreversibile.
Lungo si presenta l'elenco delle malattie che aggrediscono l'umana specie
sfruttando la via di accesso respiratoria a partire dal comune raffreddore
o coriza, per tutte comunque si rende benemerito il gargarismo.
Altre forme morbose di notevole gravità, ad aggressione non però
respiratoria e quindi senza attinenza col gargarismo, sfruttabili dal
bioterrorismo, potrebbero essere: l' epatite virale, la peste, il tetano,
il botulismo, la leptospirosi, il tifo esantematico, la psittacosi;
per tutte queste e le precedenti va fatta discriminazione di partenza
sulla sicurezza o pericolosità di manipolazione d'avvio e di
circoscrizione di sviluppo offensivo che condizionerebbero anche la
disinvoltura del loro impiego, proprio per autodifesa.
Riprendendo l'argomento di propagazione morbosa aerea bioterroristica
o naturale, il gargarismo trivocale nella sua, così vorrei definire,
"concertazione vocalizzo-idro-espiratoria a forzata sonorità"
è, senza tema di smentita, l'esercizio profilattico, fisico e
paramedico più naturale, più comodo e più economico
per favorire l'espulsione di depositi nocivi procurati col respiro,
quale verosimile guardiano della gola, a tempo pieno o parziale a seconda
di situazioni di allerta o tranquillità.
Per rispettare e soddisfare più scientificamente l'esigenza di
sviluppo esauriente richiesto dalla concisione del titolo "bioterrorismo
e trivocalgargarismo" e per evitare al lettore una possibile errata
interpretazione apologetica della accurata metodica consigliata devo
aggiungere ed evidenziare che si offre alle nostre vie di conduzione
dell' aria, soprattutto col gargarismo, un vantaggioso non trascurabile
aiuto al naturale programma fisiologico di protezione svolto dalla funzione
epiteliale.
Si vorrebbe, col lavaggio, non trascurare la resistenza viscosa insita,
specie a livello di naso e glottide, per cui si creano, già normalmente,
vortici di moto turbolento da cui deriva il naturale ricorso al respiro
con la bocca durante la fatica muscolare quando la ventilazione e quindi
il flusso inspiratorio ed espiratorio aumentano oltre un certo valore.
È facile pertanto dedurre come dall'accuratezza, oserei dire
meticolosità, di esecuzione della metodica suggerita, possa derivarne
la riduzione di pericolosità dell'aria inquinata respirata e
questo semplicemente con l'acqua che, energicamente scossa, incrementa
la spinta verso la cavità orale del muco e delle minute particelle
(polvere o microbi) inglobate, movimento, come in precedenza considerato,
automaticamente impresso dalle ciglia vibratili dell'epitelio mucoso.
A questo punto mi sento già rivolgere dal lettore una spiegabile
seconda domanda che è anche un mio scrupoloso secondo interrogativo:
ma questa espulsione coatta del muco ha soltanto valore difensivo per
le malattie veicolate dall'aria oppure, a giustificare una così
calda esortazione all'impiego, esiste una ulteriore inavvertita salutare
possibilità?
La risposta è sviluppata da invitante deduzione ed è un
incoraggiante "sì", perché la scioltezza di
tiraggio del respiro, assicurata da nessun intoppo catarrale o mucoso,
costituisce un vantaggioso contributo alla disinvoltura del ritmico
impegno dei polmoni e conseguentemente anche del cuore con innegabile
effetto benefico sull' efficienza fisica del praticante.
Non dettato da deduttivo allarmismo ma da sereno intendimento pratico,
aggiungerei pure scaramantico, perché, in caso di guerra dichiarata,
non munirsi di borraccetta d'acqua per impellenti, imprevedibili necessità,
ora prospettate, con l'auspicio, invece, di fungere da potenziale talismano
di pace?
Vorrei infine ribadire che lo sfruttamento di lavaggio delle cavità
partecipanti alla respirazione raggiungibili soggettivamente senza ricorsi
strumentali, ma solo con la buona volontà, come ho spiegato,
è di innegabile utilità quale attiva partecipazione, senza
esclusione alcuna, ai programmi farmaco logici, qualunque essi siano,
di protezione e cura delle malattie trasmissibili per via aerea.
Concludo con un promemoria di circostanza, attinente, doveroso: nell'ambito
dei riguardi adottati per la notizia dello sviluppo in Asia e già
sporadicamente in Europa di una malattia contagiosa, definita sindrome
respiratoria acuta grave (SA RS), che determina polmonite atipica imputabile,
secondo odierna ricerca, a
paramyxsovirus e successivamente anche a coronavirus o a mutante, non
si dimentichino gli accorgimenti difensivi suggeriti.
Sono entrambi gruppi virali capaci di determinare malattie, non solo
respiratorie, nell'uomo e negli animali, per cui sono in corso impegnativo
studio eziologico e particolare sorveglianza epidemiologica.
Dr. Antonio Givogre
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