Uno dei primi concetti che è importante chiarire è che la sessualità va concepita come mezzo di espressione e non soltanto come mezzo di piacere; fare del sesso significa stabilire con il o la partner innanzitutto una relazione umana interpersonale nella quale ci presentiamo per quello che siamo "dentro" prima che "fuori": in questo contesto dunque comunichiamo attraverso lo sguardo, le parole, i gesti e ... il sesso. Tale affermazione non sottende alcun giudizio moralistico: si possono avere numerose relazioni "sessuali" ma non bisogna dimenticare che dietro e sopra i genitali si trovano un cervello ed un cuore ed è con queste due realtà che dobbiamo fare i conti. Il sesso tra animali è un meraviglioso fenomeno biologico ma è un' altra cosa. Tutto ciò può sembrare scontato, ma è proprio qui che avvengono gli scivoloni più clamorosi. Spesso noi ci portiamo dietro un pesante fardello fatto di educazione (meglio sarebbe dire diseducazione), di tabù, di luoghi comuni, di convenienze sociali che ci ha indotto ad identificare il sesso con modelli precostituiti, con schemi di comportamento codificati (fortemente amplificati dai mezzi di comunicazione) per cui chi fa fatica a riconoscervisi pensa di non essere "normale". Questo è quel che frequentemente accade a chi si trova ad affrontare un problema sessuale.
Una domanda che spesso mi sento rivolgere è: si rivolgono a Lei più gli uomini o le donne? Per rispondere bisogna far riferimento a quanto affermato sopra. Non saprei quantificare percentualmente il tipo di richieste che mi viene rivolto (e comunque la mia casistica considerata separatamente non è significativa) ma non c' e dubbio che il numero dei maschi è sicuramente aumentato in questi ultimi anni, e non certo perché c'è maggiore confidenza a rivolgersi al sessuologo. Nella prefazione al libro "L'ultimo Uomo. Quattro confessioni" Radice scrive: "ho l' impressione che sia nel chiuso e nel segreto dell' alcova che il nostro rapporto con il femminismo si è definitivamente deteriorato. Perché le contraddizioni e le incongruenze di queste benedette donne ci hanno colpito più dolorosamente (se mi si consente la battuta pugilistico-cameratesca) sotto la cintura. " Indubbiamente l'emancipazione femminile non soltanto sul lavoro o nella società ma anche tra le mura domestiche (e quindi anche in camera da letto) ha la messo in discussione il ruolo tradizionale del maschio conquistatore, aggressivo e stupratore inducendo una crisi di ruolo, dove il "fallo" ha perso molto del suo valore simbolico.
A questo proposito scrive ancora Lombardo Radice: "è su questo fenomeno, interessante e positivo, che si sono lanciati avidi gli psicologi da terza pagina col grido allarmistico dei maschi resi impotenti dal femminismo.
Ma l' errore di questi signori sta nel manico, cioè nella loro concezione (e definizione) di potenza e di virilità. Essi considerano acquisito e normale che l' eccitamento ed il piacere sessuale, nella donna, richiedano determinate condizioni psicologiche ed ambientali, un buon rapporto col partner, una quantità variabile di stimolazioni preliminari. Considerano parimenti normale che la sessualità femminile non sia sempre ed esclusivamente genitale, che possa per lei esservi una dimensione sessuale anche non legata ad inturgidimento dei corpi erettili o produzione di umori vari. Ma che le stesse cose possano essere vere per un uomo, ohibò no! Potenza, nella loro definizione, vuol dire "sempre pronti" o "uno, due, tre presentat'arm!"
Ho voluto riportare integralmente questo passo della suddetta prefazione perchè introduce, in modo spiritoso e ironico, uno dei concetti fondamentali che stanno alla base delle principali problematiche sessuali maschili; quando abbiamo escluso che le cause di una disfunzione sessuale siano da ricercare in ambito organico (sono note le correlazioni tra, ad esempio, impotenza maschile e cardiopatie, vasculopatie, diabete, malattie del fegato, malattie neurologiche, malattie endocrine, ecc.) dobbiamo ricordarci di indagare sempre molto attentamente sul tipo di rapporto di coppia che caratterizza la vita del nostro "paziente" e sul ruolo che l' espressione sessuale gioca in quel rapporto. Dobbiamo capire chi è la sua partner, come ce la descrive, perché la ha scelta, che filo li lega. Dobbiamo sapere quale è la sua collocazione professionale, se guadagna di più o di meno di lui,se la stima e rispetta esageratamente o la disprezza in silenzio, se è la mamma o la sua fuggevole amante.
Tutto ciò può sembrare ovvio, ma la cosa che più ha messo in crisi il maschio è stata ed è la richiesta di uno spazio femminile autonomo anche di tipo sessuale, la consapevolezza di aver diritto al proprio piacere anche se questo può significare, involontariamente, il disorientamento e la sofferenza del partner. Mi sono imbattuto in casi di "matrimoni bianchi" (cioè non consumati) che duravano da moltissimi anni e nei quali la moglie, per rispetto del marito, per pudore e per educazione ha sempre sopportato, facendo appello ai suoi sentimenti. Oggi una situazione di questo tipo (che per certi versi ci intenerisce) non è più accettabile, non solo perchè esistono i sessuologi cui rivolgersi, ma perché nessuna donna intende più rinunciare a quello spazio di autonomia sessuale così faticosamente conquistato. Non esiste problema sessuale (di origine psicogena) che non sia affrontabile e potenzialmente risolvibile: un' erezione o un' eiaculazione problematiche non giustificano e non devono giustificare la distruzione di una relazione amorosa tra un uomo e una donna.
Sandro Viglino - ginecologo - sessuologo
pubblicazione del 1994
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