SESSUALITA' E INVECCHIAMENTO

Sabato 01 Aprile 2006 11:54
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Persiste l’ opinione di una costante presenza in età avanzata di una patologia sessuale invece di una corretta valutazione dei fisiologici cambiamenti che si verificano col tempo e che non significano necessariamente fallimento; gli insuccessi, i sensi di colpa, le possibili frustrazioni devono essere oggetto di un intervento di prevenzione e, si potrebbe dire, di cura.
Una corretta opera di educazione e informazione sanitaria e sessuale rivolta, in particolar modo, alle coppie non più giovani le porrebbe in grado di riconoscere che esistono modificazioni fisiologiche relative all'età prodotte dai ritmi biologici specifici e che non sono espressione di malattia.
Volendoci riferire alla donna, non possiamo negare che con l’età intervengono cambiamenti biologici e fisiologici ben precisi di cui si deve tener conto. Ad esempio si verifica un appiattimento e assottigliamento delle grandi labbra, riduzione marcata delle piccole labbra, assottigliamento delle pareti vaginali che perdono la caratteristica rugosità, diminuzione della lunghezza e della larghezza della vagina con riduzione dei fenomeni di lubrificazione e di espansione dei 2/3 interni durante l'eccitazione sessuale e così via. Indubbiamente tutto ciò ha una sua importanza, ma se le modificazioni biologiche, anatomiche ed endocrinolgiche della donna in postmenopausa fossero le sole responsabili del suo comportamento sessuale, vi sarebbe una risposta relativamente uniforme alla diminuzione fisiologica e alla scomparsa definitiva degli ormoni sessuali. Invece così non è.
Che cos'è che può spiegare dunque la variabilità nel comportamento sessuale? Certamente ci sono influenze, interferenze psicologiche di grande portata e che non possono non essere la conseguenza e l' espressione di quello che è stato il passato di quella donna, di quella che è la sua relazione con l' ambiente esterno, con la realtà esterna. Basterebbe pensare al modo diametralmente opposto, di affrontare, anche sul piano sessuale, la menopausa.
Ci sono donne che, in premenopausa, mostravano uno struggente desiderio di rimanere ancora gravide al contrario di altre che, invece, accolgono con evidente sollievo il momento della menopausa ma non manifestano aumento del desiderio sessuale se non quando hanno la certezza che il periodo è stato superato: esse si sentono così finalmente liberate dalla paura del concepimento. Ancora, la fine delle mestruazioni decretata dalla menopausa pone termine ad un ciclo vitale e impone la necessità di ulteriori adattamenti: questo è tanto più vero per la donna per la quale la menopausa costituisce il segno tangibile della fine della capacità riproduttiva che, in una società come la nostra è ancora connotata come valore altamente positivo. D'altro canto, però, la menopausa può rappresentare anche un adattamento fisiologico a nuove esperienze di vita ed a nuovi compiti non necessariamente connessi allo stereotipo femminile precedente. La donna, dunque, può trovare così nuove forme e modalità di interesse sessuale adeguandole alle sue esigenze e al suo "rinnovato" schema corporeo.
E l’uomo? Esiste o no l'andropausa? Sinteticamente possiamo affermare che per l' uomo, a differenza della donna non esistono dei marcatori definiti e uguali per tutti che decretano l'ingresso nell'andropausa; non esistono, infatti, i profondi capovolgimenti dell' attività riproduttiva e i profondi mutamenti dell'assetto ormonale che si verificano con la menopausa. Tuttavia si possono riconoscere segnali di qualcosa che cambia (ad età diverse e con modalità di manifestazioni diverse) in alcuni comportamenti come un mutato atteggiamento verso il sesso e una spinta meno forte verso la sua ricerca, una maggiore frequenza di episodi d'impotenza erettiva, una certa astenia sessuale. Anche biologicamente qualcosa si modifica: riduzione del testosterone circolante, diminuita efficienza dei meccanismi ormonali e neurotrasmettitorali centrali e periferici (con conseguente calo del desiderio), ridotta efficienza delle componenti neurologiche, vascolari, muscolari e tessutali. Tutto questo che cosa significa? Che il desiderio gradualmente scompare? Assolutamente no. Esso si modifica quantitativamente e qualitativamente. Infatti esso diventa meno forte, ossessivo, impellente ma più selettivo; da acuto e focalizzato si fa più vago e soffuso, più affettivo e fusionale. Anche in questo caso, dunque è importante che il medico svolga un'opera di corretta informazione e di rassicurazione nello stesso tempo, per sconfiggere stupidi luoghi comuni e per ridare alle coppie non più giovani la serenità di poter continuare a vivere una vita colorata dal sesso e dall'amore.

Sandro Viglino - ginecologo
pubblicazione del 1995