CONTRACCEZIONE MASCHILE

Mercoledì 19 Aprile 2006 12:50
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Devo ammettere che anche noi ginecologi che ci confrontiamo pressoché quotidianamente col problema contraccettivo tendiamo a dimenticare (ricordo che la "pillola contraccettiva" fu introdotta sul mercato statunitense nel maggio del 1960 e 11 anni dopo anche in Italia) che il peso della preoccupazione contraccettiva é ricaduto quasi completamente sulle spalle della donna; soltanto dagli anni 2000 il timore per le malattie sessualmente trasmesse ha coinvolto maggiormente l'uomo incrementando indirettamente l'uso del profilattico.
D'altronde, il profilattico stesso e il coito interrotto (impropriamente considerato un metodo anticoncezionale) hanno costituito da sempre i mezzi contraccettivi "maschili" per eccellenza, tanto che vengono ancora usati nel mondo (unitamente alla vasectomia) dal 30% delle coppie che ricorrono a qualche forma di contraccezione.
Soltanto negli anni '90 le ricerche e le sperimentazioni relative alla contraccezione maschile hanno avuto impulso, compreso il nostro Paese, grazie agli studi svolti da una gruppo di ricercatori del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell'Università di Bologna.
II concetto scientifico che caratterizza il cosiddetto "pillolo" non é dissimile da quello su cui si basa la pillola anticoncezionale femminile. In entrambi i casi si tratta di inibire la produzione di ormoni gonadici e ipofisari in modo tale da impedire l'ovulazione nella donna e da bloccare o ridurre fortemente la produzione di spermatozoi nell'uomo. Ciò può e deve essere raggiunto senza tuttavia compromettere le altre funzioni fisiologiche svolte dagli ormoni gonadici: il testosterone maschile, infatti, non é indispensabile soltanto per la spermatogenesi ma anche per altre funzioni (desiderio e potenza sessuale, memoria, attenzione, metabolismo osseo, ecc.).
Questo é molto importante per comprendere che il "pillolo" non può e non deve inibire completamente la produzione testicolare di testosterone perché ciò avrebbe conseguenze negative sull'organismo in generale. Gli studi dunque, che vengano condotti oltre che in Italia anche in molti altri Paesi come Cina, Inghilterra, Germania, Australia, Canada, ecc., sono piuttosto complessi proprio perché devono tener conto di due regole fondamentali che prevedono da un lato l'efficacia massima e dall'altro la migliore tollerabilità e i minori effetti collaterali.
I primi prodotti sperimentati contenevano soltanto testosterone con risultati non molto soddisfacenti quanto ad efficacia, dal momento che si era constatato che, anche aumentando progressivamente il dosaggio di testosterone non si migliorava proporzionalmente l'efficacia mentre si moltiplicavano gli effetti collaterali e le conseguenze negative in genere. Per questo motivo si é pensato successivamente di associare al testosterone un progestinico il quale, svolgendo anche una funzione inibitrice diretta sulla spermatogenesi, consente nel contempo di ridurre il dosaggio del testosterone migliorando la tollerabilità del farmaco.
Le preparazioni così ottenute e quelle attualmente testate e ormai in avanzata fase sperimentale hanno permesso di ottenere ottimi risultati riguardo all' efficacia con un rischio contraccettivo pressoché paragonabile a quello della pillola contraccettiva femminile. Inoltre si é visto che il metodo é reversibile e consente una ripresa della fertilità dopo poche settimane dalla sospensione. Anche gli effetti collaterali sono stati molto contenuti, tranne forse una lieve forma di acne; nessun problema invece, riguardo alla libido e alla potenza sessuale, il che nell'immaginario maschile, non é poco.
Ciò che resta ancora da perfezionare riguarda i dosaggi definitivi di testosterone e progestinico, la via di somministrazione (orale o iniettiva) e la frequenza di quest'ultima (si pensa ad una iniezione intramuscolare da effettuarsi tra le 6 e le 12 settimane mentre ci si sta contemporaneamente concentrando sulla somministrazione orale). Così procedendo le sperimentazioni, il "pillolo" potrebbe concretamente irrompere anche sul mercato italiano.
Fin qui la ricerca scientifica.
Resta ancora da esplorare il grado di responsabilizzazione e di consapevolezza che il maschio, in genere, e quello italiano in particolare, mostra o saprà mostrare nei confronti del proprio ruolo circa un serio programma di pianificazione familiare. Magari identificandosi un po' di più con la propria partner; alcuni anni fa nello Stato australiano di Victoria venne promossa, rivolta agli uomini, una campagna di sensibilizzazione relativa alla pianificazione familiare con l' ausilio di un famoso manifesto dove campeggiava l'immagine di un uomo con un grande pancione sotto il quale compariva la scritta: "Non staresti più attento a restare incinto?".

Sandro VIGLINO -ginecologo sessuologo
pubblicazione del 2001