QUALE STILE D'AMORE INSEGUI

Venerdì 09 Giugno 2006 10:25
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I. Il corpo come sede delle emozioni.
Vorrei iniziare questo articolo partendo da un'espressione evocativa di una serie di difficoltà che quotidianamente ognuno di noi incontra nella ricerca della definizione di sé: il corpo scomodo. In effetti è proprio nella ricerca di una migliore identità corporea che mi sembra di poter ravvisare la testimonianza di una ricerca di armonia nella propria esistenza, che si traduce in una maggiore consapevolezza nella libertà di poter operare scelte realmente nostre e non assoggettate al solo caso. E' in questa ricerca di definizione di sé che noi marchiamo il corpo (tatuaggi, piercing) come se ciò ci permettesse di avvicinarci agli altri essendone accettati. Modificare il corpo, anche attraverso diete o attività di fitness, permette di sviluppare un desiderio immaginario che ci fa sentire più appagati e sicuri nella relazione con l'altro. Creiamo così sicurezze, in parte artificiali, per poter scongiurare il timore che lo specchio ci rimandi un'immagine insignificante della nostra semplice nudità. Nella ricerca del cambiamento, che dovrebbe assicurarci una maggiore consapevolezza e sicurezza di noi per poter entrare in contatto con gli altri, si intravede un valore più profondo, rispetto alla sola modifica esteriore. Ecco cosa afferma una partecipante a corsi di fitness: io voglio essere non voglio apparire! Voglio avere i miei muscoli! Certe ragazze che si truccano ... poi tornano a casa e sono tutte delle altre persone. lo voglio che le persone quando mi guardano sappiano che io sono così, questo contribuisce a darmi molta sicurezza (R. Sassatelli, 2000).
Il corpo diviene quindi lo strumento, il mezzo mediante il quale entriamo in contatto con gli altri. Per fare cosa? Probabilmente per comunicare l'enigma della nostra esistenza e per trovare nell'altro un contenitore al nostro modo di essere. Così facendo scopriamo che la sessualità rappresenta spesso il gioco più attraente per tentare questo incontro. Perché avvenga veramente lo scambio comunicativo a cui ho accennato è necessario che si crei una particolare condizione legata alla fantasia.
L'immaginario sessuale e quello dell'amore richiedono costruzione, proiezione, invenzione e affinché scatti la motivazione ad amare vi deve essere la sensazione di aver partecipato alla costruzione di ciò che si ama. Il pensiero filosofico di Platone è illuminante sulla condizione dell'amore (Simposio, 192 c-d): "gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l'uno dall'altro. Non si può certo credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere insieme. E' allora evidente che l'anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio".

Possiamo dedurre che il corpo attraverso il mezzo rappresentato dalla sessualità, cerca di esprimere il suo sé più profondo nella consapevolezza di non potervi riuscire. Infatti nelle sue percezioni sensoriali il corpo tenta di raggiungere una meta più alta del solo piacere: l'unione delle sensazioni più fisiche con l'espressione di sé che sfugge a qualsiasi definizione. Nell' intreccio del gioco corporeo con l'altro "la meta non è il godimento dell'io, ma il suo disfacimento perché sia consentita quell'apertura dove l'altra parte di noi stessi possa annunciarsi inquietante con i toni forti della vita e della morte per quel che eravamo e che, dopo ogni atto d'amore, non siamo più" (V. Galimberti, 1999).

II. La ricerca della sessualità.
In generale possiamo affermare che il comportamento sessuale di una persona può essere compreso solo ponendolo in relazione alla sua personalità. A tal scopo risulta necessario dire che molti comportamenti sessuali non sono l'espressione di una raggiunta maturità sessuale, ma sono la rappresentazione del concetto di sofisticazione sessuale (Lowen, 1968), termine che indica che l'atto sessuale è vissuto più come esibizione che come espressione dei propri sentimenti verso il partner sessuale. Il maschio sessualmente sofisticato, pur essendo esteriormente disinibito, manifesta preoccupazioni circa la realizzazione dell'incontro sessuale (difficoltà di erezione, eiaculazione precoce). La femmina sessualmente sofisticata si preoccupa di non raggiungere l'acme o di non avere l'orgasmo. Alla base di tali preoccupazioni v'è l'idea che l'atto sessuale sia rappresentato da una performance che, per sua natura, ha carattere pubblico e criticabile piuttosto che come uno scambio con l'altro. In altri termini l'atto sessuale diventa un'esibizione quando perdiamo di vista i sentimenti che lo rendono valido. Da ciò deriva un'importante conseguenza: le persone che vivono la sessualità nel modo "sofisticato" considerano il sesso e l'amore come due sentimenti distinti e separati. Ciò è l'espressione di una nevrosi e di una visione disarmonica dei sentimenti. La sessualità e l'amore sono in stretta connessione, la prima rappresentando la risposta biologica della seconda in una condizione di scambio reale con l'altra persona. Tuttavia è noto che molto spesso per un inadeguato sviluppo psicosessuale le persone, maschi e femmine, non arrivino a creare questa fusione tra sessualità e amore, pertanto vivono le due condizioni come nettamente distinte. Su queste disarmonie influiscono anche i modelli culturali che propongono, a scopo di lucro, una sessualità inconsapevole che tende a non riconoscere il valore della relazione.
L'esempio tipico, più frequente nei maschi, è il comportamento del don-giovanni che vive la condizione sessuale prevalentemente come la ricerca della performance separando la componente affettiva che dedica ad altra persona con la quale ha pochi o scarsi rapporti sessuali.
Questa condizione è tipica delle situazioni triangolari (coniugali o extraconiugali) in cui si vivono due situazioni sdoppiate: da un lato la soddisfazione (sofisticazione) sessuale e dall'altra la relazione affettiva. La prima più vicina ad una sessualità parziale in cui il piacere è legato solo ad alcune parti del corpo, la seconda connessa con un piacere globale lontano dal concetto di performance ma più prossimo all'idea di unione.

Box 1 – Sviluppo psicosessuale nell’individuo
SecondoLowen (1968) si suddivide in tre periodi:
pregenitale, latenza, genitale.
Il periodo pregenitale va dalla nascita a sei anni. Il periodo pregenitale include la realizzazione dei movimenti e delle sensazioni corporee in un’ attività coordinata e finalizzata a scopi definiti. Al termine di questo stadio i genitali hanno soppiantato tutte le altre zone erogene del corpo come fonti di piacere erotico. In questo periodo il bambino si dedica ai giochi infantili di carattere sessuale con altri bambini e di curiosità sessuali. A questo stadio la masturbazione non ha il significato d’eccitazione e di sfogo dell’adulto, ma produce un piacere diffuso in tutto il corpo. In questo periodo compito dei genitori è quello di infondere sicurezza e affetto nel bambino. Un’assenza in questa fase farà sì che il bambino fissi il suo atteggiamento a questo periodo; in seguito da adulti l’individuo userà le relazioni sessuali e personali per dare un appoggio ad un io inadeguato. Allo stadio pregenitale non esistono differenze funzionali tra maschio e femmina. Il periodo pregenitale termina con un fenomeno psicologico noto come situazione epidica. Ciò significa che il maschio ha piacere nello stare insieme alla madre, mentre la femmina prova lo stesso identico piacere nella compagnia con il padre. Ciò non significa che il bambino desidera avere rapporti sessuali con il genitore dell’altro sesso, ma desidera essere abbracciato ed amato.
Dai sei anni alla pubertà il bambino raggiunge il periodo di latenza caratterizzato da un calo dell’interesse e dei desideri sessuali. Le energie dell’individuo sono rivolte a conoscere la realtà che lo circonda ed ad impossessarsi degli strumenti necessari per operarvi. Il periodo di latenza è quello in cui l’individuo sviluppa l’identificazione cosciente del proprio corpo. V’è una prevalenza delle attività fisiche che solo in un secondo momento lasciano spazio alle attività intellettuali e culturali.
Il terzo è detto stadio genitale e consiste nel portare a compimento la maturazione degli organi genitali con la conseguente possibilità di provare piacere.

III. Il desiderio sessuale dal punto di vista biopsicologico.
Oltre ad aspetti culturali e mentali, quest'ultimi intesi come il collegamento tra ciò che è strettamente organico e ciò che è connesso alla relazione, esistono componenti biologiche del desiderio che influenzano notevolmente i nostri comportamenti. Avvenimenti importanti in tal senso avvengono già prima della nascita. In un feto geneticamente maschile, negli ultimi tre mesi della gravidanza piccole quantità dell'ormone sessuale testosterone giungono al cervello e ne influenzano lo sviluppo. Ciò che risulta curioso è che da ricerche effettuate su ratti si evidenzia che se la madre viene stressata durante la gravidanza si presenteranno nei soli figli maschi meno caratteri comportamentali maschili. La causa biologica consisterebbe in una stimolazione precoce da parte del testosterone. Responsabile di questo stato di cose è un'endorfina, che viene secreta in maggiore quantità dalla madre stressata. Tuttavia l'interazione con femmine sessualmente attive produrrebbe di norma un riallineamento del comportamento. Finora, peraltro, le conoscenze in proposito sugli esseri umani sono ancora piuttosto scarse e per lo più indirette. Ciò ha avuto come conseguenza spesso un totale rifiuto relativamente alla tesi secondo cui le conoscenze conseguite in questo campo da esperimenti su animali non sarebbero trasferibili sugli uomini, anche perché, nell'ambito della sessualità, nella specie umana ormoni e comportamento sono legati meno strettamente che negli altri animali.
Un'ipotesi interessante svolta da alcuni ricercatori è che alcuni ormoni presenti nell'ipotalamo, la vasopressina e l'ossitocina, avrebbero comportamenti diversi nell'uomo rispetto alla donna durante la fase di eccitazione e del rapporto.
Nei maschi il livello della vasopressina nel sangue sale durante la fase dell'eccitazione, mentre quello dell'ossicitina sale durante l'orgasmo.
Nella donna la vasopressina potrebbe diminuire il desiderio sessuale, e l' ossitocina potrebbe svolgere un ruolo sia nella fase di flirt sia anche in quella del rapporto.
Ma qual è il significato biologico dell'amore? Secondo la psicologia evoluzionistica l'amore aumenta la probabilità che due esseri umani rimangano insieme anche dopo la procreazione con un significativo vantaggio per i figli e con la possibilità che i propri geni siano rappresentati anche nella generazione successiva.

Box 2 – Neuroscienze e Costruttivismo: la visione del mondo.
Secondo la neuroscienza è possibile vedere che la mente e il corpo non sono separati. I concetti hanno un fondamento corporeo: sono fondati sull’esperienza percettiva e motoria e sono rappresentati neurealmente.
La ragione non supera i limiti dell’esperienza, è di natura corporea, la maggior parte della ragione non è conscia né intenzionale.
La percezione non è una passiva rappresentazione della natura: gran parte di ciò che percepiamo è costruito dal nostro cervello. Vedere per credere è ciò che si va dicendo da tempo da sempre nel campo dell’esperienza cognitiva, ma la nostra mente non è in grado di fare ciò, la mente e non il cervello, la mente che sorge dalla relazione tra cervello organi di senso e realtà osservata deve credere, non può fare a meno di credere per poterci avvicinare all’esperienza. Solo se comprende quello che si vede si può percepire altrimenti non lo si vede. E questo lo si può affermare grazie al lavoro svolto nel campo della neurofisiologia e della neuroanatomia da due scienziati cileni, Humberto Maturana. E Sammy Frenk, che dimostrano attraverso l’investigazione delle vie auditive, l’esistenza di fibre centrifughe, provenienti dalla porzione centrale del cervello e dirette alla retina, che distribuendosi lungo tutta la retina possono esercitare un controllo su ciò che la retina vede. Così la retina è soggetta al controllo centrale: ecco perché bisogna credere per vedere.
Dai nostri sistemi concettuali noi pretendiamo molto: che sappiano rappresentare la conoscenza, scegliere gli obiettivi, prendere le decisioni. Ma i sistemi concettuali sono limitati dall’ esperienza corporea, dalle metafore utilizzate, e della formazione dei modelli cognitivi – tutte cose che a loro volta sono vincolate dalla natura del cervello, ancora pressoché sconosciuta, nonché da qualunque casualità storica che abbia modellato i sistemi di conoscenza.
Noi non siamo totalmente liberi, abbiamo piuttosto una libertà di tipo contestuale, una libertà di prendere decisioni all’interno di limiti precisi costituiti da ciò che siamo in grado di interpretare. In ogni caso gli adulti, in larga misura, hanno la tendenza a sopravvalutare la misura in cui le persone sono consapevoli di ciò che fanno. Di fatto, le loro reazioni possono essere riflessi innescati da certi eventi della comunicazione. Ma come queste reazioni-soddisfazioni soddisfano le nostre aspettative, esse ci portano anche a considerare la gente più consapevole di quanto non sia in realtà.
Questa è la persona vista attraverso la gente delle scienze neurocognitive e del costruttivismo, che non ha una divisione fra mente e corpo, né una singola collocazione della coscienza, né una percezione attendibile, né una ragione assoluta, né una visione del mondo coerente e compatta, né una libertà totale, né una naturale tendenza ad evolvere in positivo, né una concezione obiettiva della realtà, né una concezione letterale della verità.

IV. I diversi stili d'amore
E' possibile sapere qual è il nostro stile d'amore? Possiamo provare a misurarlo? La risposta hanno provato a fornirla alcuni scienziati sociali (psicosociologi) attraverso la definizione di un modello e di un questionario per misurarla.
Il modello prevede sei stili d'amore (John Alan Lee, 1973) così suddivisi: l'amore romantico caratterizzato da passione e desiderio sessuale. Gli amanti romantici rappresentano il loro partner come fisicamente attraente e la loro vita sessuale come intensa ed appagante; l'amore amichevole risultato di interessi e abitudini comuni con al centro della relazione la fiducia e la scurezza; l'amore per il prossimo fondato sul sacrificio e l'abnegazione; l'amore possessivo determinato dal sentimento di gelosia; l'amore giocoso espressione della libertà sessuale e della ricerca di nuove avventure; l'amore pragmatico in cui prevale la ragione a vantaggio dei sentimenti che sono messi in secondo piano.
Oltre al suddetto modello esiste la cosiddetta teoria del triangolo (Robert Sternberg) per cui l'amore sarebbe il risultato combinato in vari modi tra passione, intimità e legame. Il cosiddetto "amore perfetto" sarebbe il risultato dell'incontro in egual misura delle tre componenti menzionate. Secondo lo psicosociologo Harold Kelley la specie umana costruisce legami durevoli solo quando è possibile gratificarsi reciprocamente. Altri studiosi, ad esempio Jean Claude Kaufmann, studiano le modalità di stare insieme a partire dal momento del risveglio dopo la prima notte passata insieme, sostenendo che è proprio in quel momento che vengono gettate le basi di una futura relazione. Quale che sia la teoria prescelta sembra che l'amore romantico sia quello che coinvolge maggiormente gli individui, seguito da quello altruistico, amichevole e geloso.

Box 3 - L'indagine
Riprendendo la teoria di Lee ho provato ad adattare su 12 quesiti l’inventario degli atteggiamenti per gli stili d’amore.
Il mio campione è composto da 24 soggetti, 12 maschi e 12 femmine, di età compresa tra i 19 e i 48 anni con una netta prevalenza della fascia tra i 22 e i 23 anni (la maggior parte dei soggetti intervistati sono studenti universitari). I risultati, anche nel mio caso, hanno evidenziato una concordanza con quanto emerso nella ricerca internazionale e cioè una prevalenza dell’amore romantico sulle altre tipologie, ciò è avvenuto sia nei maschi che nelle femmine. In diversi casi però oltre all’aspetto romantico è stato affiancato in egual misura anche l’amore per il prossimo e quello di tipo possessivo. Di un certo interesse è rilevare che in due casi nei soli maschi è emerso anche l’amore giocoso inteso come libera espressione del piacere dell’incontro con più partner. Va però detto che un terzo delle intervistate alla domanda “devo fare attenzione che i due miei partner non vengano a scoprire qualcosa l’uno dell’altro” hanno risposto VERO lasciando ipotizzare che potrebbe esserci tra costoro qualcuna che completa, al pari dei maschi, l’amore giocoso.
Solo a 5 soggetti del campione menzionato ho potuto aggiungere anche un questionario sul desiderio sessuale in cui ad ogni affermazione bisognava rispondere VERO o FALSO. Per praticità riporto il questionario con la tipologia di risposta.
1. Il sesso è più un lavoro che un divertimento
FALSO 5
2. Toccarsi porta sempre ad un rapporto
FALSO 3
3. Toccarsi avviene solo nella camera da letto
FALSO 4
4. Non vi capita più di spasimare per fare l’amore.
FALSO 3
5. Non avete mai fantasie sessuali riguardo il vostro partner
FALSO 4
6. Il sesso è limitato in un certo giorno, tipo il sabato sera
FALSO 4
7. E’ sempre uno quello che prende l’iniziativa, l’altro si sente spinto.
FALSO 4
8. Vi capita di pensare al sesso prima del matrimonio (o di una relazione che dura da diverso tempo, almeno 6 mesi) come il migliore
FALSO 2
9. Il sesso è diventato una routine
FALSO 4
10. Fate sesso circa una o due volte al mese
FALSO 4

Il quesito critico mi sembra alla domanda n. 8 in cui s’inverte la tendenza alla prevalenza della risposta “falso”, in questo caso v’è stata la prevalenza della risposta “vero” indicante una tendenza ad una certa insoddisfazione nel rapporto sessuale in linea con la statistica nazionale. Infatti un’indagine del CENSIS 2001 racconta l’involuzione della frequenza dei rapporti sessuali. Nel primo anno di matrimonio sono circa 200 rapporti, che scendono a 64 il quarto anno, 10 il settimo, e da 0 a 4 il sedicesimo, mentre il 5% dichiara di non fare sesso.

CONCLUSIONI
Vorrei concludere questo articolo richiamando un affresco della condizione dell'amore e della sessualità così come ce la rappresenta nel suo ultimo film Stanley KubricK "Eyes Wide Shut" (1999) in cui finzione e realtà si intrecciano lasciando lo spettatore intento a domandarsi, che cosa è vero e che cosa è sognato. Il film si rifà al romanzo di Arthur Schnitzler "doppio sogno" in cui nella vita di una giovane coppia si inserisce un'avventura gravida di suspense e di pericolo per l'integrità della coppia stessa. Così nella sua rappresentazione filmica Kubrick suggerisce nel titolo che per vedere meglio, per accedere ad un'altra visione è necessario tenere gli occhi chiusi.

Sergio SABATINI psicologo-psicoterapeuta
pubblicazione del 2003