AIDS E EDUCAZIONE SESSUALE

Giovedì 22 Giugno 2006 10:55
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Le capacità logiche, deduttive e ideative, acquisite da poco, vengono utilizzate per sottoporre ad un vaglio critico tutto il campo del sapere e dei rapporti interpersonali. È evidente che niente viene sottratto al giudizio ed è evidente come può essere traumatico e denso di solitudine interiore scoprire la relatività e la contraddittorietà di quasi tutti gli aspetti della vita adulta, sia in senso sociale che politico o culturale. Altro campo in cui la solitudine e l'angoscia dell'adolescente può essere incommensurabile rispetto alla visione razionale di chi segue dall'esterno la crescita dei ragazzi, è quello delle esperienze psicofisiche legate ai mutamenti ormonali, staturo-ponderali, e allo sviluppo della capacità sessuale.
Ed è qui che interviene il grave dilemma di come fornire informazioni su questo punto.
L'educazione sessuale
può limitarsi a fornire informazioni e quali?
Per gli adulti (genitori ed insegnanti) che spesso non hanno affrontato con la dovuta profondità la problematica sessuale personale, fornire informazioni è ancora il modo più aperto di affrontare la cosa.
Tuttavia per i ragazzi le informazioni, pur essendo indispensabili, possono essere nello stesso tempo inutili alla modificazione delle tensioni e dei conflitti che si accompagnano alla scoperta della sessualità.
Le informazioni sono indispensabili perchè consentono un inquadramento cognitivo, nello stesso tempo fugano le più comuni paure e preservano da rischi dovuti alla scarsa conoscenza dei meccanismi fisiologici e riproduttivi della sessualità umana.
Le informazioni sono però anche inutili perchè fornite da adulti sottoposti a quel vaglio critico di cui si diceva; giudicate cioè inaffidabili o contraddittorie, tali informazioni vengono accolte con la diffidenza e il rifiuto protestatario che accompagna il rapporto tra generazioni diverse.
L'atteggiamento fobico (accentuato dalla presenza dell'A.I.D.S. che in realtà sembra - da recenti inchieste - i ragazzi non temano poi così tanto) proprio degli adulti nei confronti della sessualità degli adolescenti, indica certamente una paura.
La paura che la sessualità dei ragazzi, con il suo potenziale di ribellione e di autonomia, comporti automaticamente un giudizio nei confronti del modello affettivo-sessuale, molto poco chiaro, offerto dagli adulti.
Non ci sfiora la nostra diretta responsabilità nell'accettare «criteri di normalità» solo per abitudine. Ci fa paura vedere nella nostra vita la contraddizione di ricercare nell'esteriorità delle sicurezze che poi non corrispondono ai nostri reali bisogni.
Non sappiamo dare un significato autentico a quello che ci succede, non possiamo davvero godere di quello che abbiamo nella nostra interiorità e non sappiamo soffrire di quello che ci manca profondamente.
É questa incapacità che ci rende non credibili agli occhi dei giovani. Essi soffrono davvero e noi vogliamo soffocare la loro sofferenza sotto la quantità di cose e privilegi che siamo disposti a concedere purchè non ci turbino con il loro dolore in cerca di una spiegazione. Si può comprar loro quasi tutto tranne la verità e la comprensione dei sentimenti e delle emozioni che provano: in questo li lasciamo totalmente soli. Forse semplicemente perchè lo siamo stati a nostra volta.
Queste implicite considerazioni trattengono probabilmente la classe insegnante dall'impegnarsi sul terreno minato dell'educazione sessuale.

Si lascia agli insegnanti di scienze un discorso asettico, agli insegnanti di lettere, filosofia o religione il discorso morale o comportamentale legato alla sensibilità e disponibilità di ciascuno di essi.
Quanti di noi senza accorgersene sono regrediti, scambiando tale evento per progresso, alle sicurezze infantili del saper sempre distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è? Quanti di noi si sono trincerati dietro alla sicurezza dell'accumulare qualsiasi cosa, denari, oggetti, conoscenze, sensazioni, viaggi, orgasmi, con il collezionismo tranquillo di un bambino che non sa cosa gli riserva il futuro, e la cattiva coscienza di chi ha rinunciato a crescere per paura di quel futuro troppo vasto e troppo angusto, foriero di fatiche e di responsabilità?
Per cui possiamo informare gli adolescenti nella scuola, ma se non siamo cresciuti noi non possiamo aiutarli a crescere e la nostra informazione servirà a metterci in pace la coscienza ma non li aiuterà a vivere la sessualità in modo responsabile, perchè le alternative offerte sono solo due: un ascetismo irrispettoso delle esigenze umane e foriero di un sottile e nascosto disprezzo reciproco fra i sessi, o una indifferente continuazione delle abitudini consumistiche degli adulti con l'aiuto della tecnologia, preservativi in testa.
Tuttavia recenti notizie indicano nel preservativo un mezzo sicuro sì, ma aIl'80%. Non solo, ma tutti i liquidi organici considerati finora non infettivi, saliva, sudore, lacrime, non sembra possano essere scambiati nel rapporto fisico davvero in tutta sicurezza.
Si comprende come non si possa lasciare tutto come prima: gli anticoncenzionali avevano liberalizzato il sesso "bagnato", adesso dobbiamo ritornare alla sessualità "vestita" e "asciutta", al safe-sex (sesso sicuro) cioè a tutta la gamma delle pratiche masturbatorie che non implicano il rapporto completo. Quello si deve riservare al partner sicuro, monogamlco.
Queste indicazioni, ribadite ad ogni piè sospinto, possono dare l'impressione che si torni indietro e tuttavia possiamo riflettere come proprio questo tornare indietro possa costituire l'occasione per responsabilizzarci di fronte al rapporto con l'altro. É molto difficile mantenere la sessualità soddisfacente e attiva con un partner scelto in base a criteri di "normalità" sociale e sopportato solo grazie a frequenti deroghe da una malintesa fedeltà.
La fedeltà ha senso solo come fedeltà ad una realtà affettiva condivisa e accresciuta in sè e con l'altro; altrimenti è mera forma. Quindi l'A.I.D.S. mette in discussione una serie di equilibri analoghi a quegli equilibri economici, produttivi, politici, ecologici, che, proprio perchè nascondono il prevalere di qualche elemento su qualche altro, ogni tanto "saltano in aria" sorprendendoci.
In questo caso è il sistema della salute mondiale, in quanto non considerato nella sua globalità, che reagisce "saltando in aria". Se si vuole l'Africa affamata, sfruttata e prostituita, serbatoio di sangue a buon mercato, è una specie di vendetta biologica quella che ci colpisce, un effetto boomerang.
Tutto questo dovrebbe essere per noi materia di riflessione circa il nostro rapporto con la sessualità e la salute affinchè questa emergenza mondiale non si esaurisca semplicemente con la scoperta di un vaccino, ma stimoli una considerazione più rispettosa dell'umanità insita in ogni individuo anche se sta morendo di fame o di sete o prostituendosi nei luoghi a questo deputati: forse non lo farebbe se gli fossero offerte alternative più umane.
Forse gli adolescenti intuitivamente questo già lo sanno. In realtà l'educazione sessuale dovrebbe farsi veicolo di valori e di riflessioni non riduttive e trarre alimento proprio dalle tendenze critiche dei giovani.

Antonina Nobile Fidanza -psicoterapeuta
pubblicazione del 1988